“Sei una mongoloide, te ne devi andare”: insulti, minacce e “sfregi” alla ragazza down e alla sua famiglia che avevano l’unica colpa di non voler lasciare l’appartamento nelle palazzine popolari che era stato loro concesso. Una brutta storia che si è consumata in provincia di Napoli, a Boscoreale, e s’è conclusa con tre condanne.
Tutto avviene in un quartiere difficile, in una zona che è stata interessata dagli affari della camorra. Questa vicenda, però, nasce perché la famiglia del piano di sopra ha deciso che quelli di giù devono andare via. Quella casa, adesso, serve a loro. E prima vanno via “quelli lì” e meglio sarà per loro. Comincia, siamo nel 2013, un autentico calvario. La coppia presa di mira ha una figlia disabile, affetta dalla sindrome di down. Una ragazza solare e felice, curiosa e sempre allegra. Che però, presto, perderà il sorriso a causa della cattiveria dei vicini.
I rapporti tra le famiglie non sono mai stati idilliaci, c’è sempre qualcosa per cui litigare in un palazzone. Magari qualcosa che cade dal balcone, il rumore. Ma non sono casi sporadici, episodi fortuiti come ne accadono a centinaia, ogni giorno, in tutto il mondo. I vicini avevano deciso, quasi scientificamente, che i “rivali” dovevano andare via. E così la vita di quella famiglia e di quella ragazza era diventata un vero inferno. Dall’alto cadeva di tutto: prima i mozziconi di sigarette, poi – addirittura – venivano “scaricati” dall’alto dei sacchetti di terra. Addirittura una pianta e un’altra volta, come riferisce Il Mattino, un getto d’acqua e candeggina con tanto di gentile invito: “Se non ve ne andate, la prossima volta vi arriva in faccia”. Ma non basta ancora, perché i vicini si erano ingegnati pure a sabotare le linee elettriche e la ricezione dell’antenna della televisione. Il portone della loro abitazione era diventato il ricettacolo di ogni dispetto. Uno stillicidio continuo, che loro sopportano in silenzio. Fino a che non accade l’irreparabile e l’arroganza dei vicini supera il limite.
La ragazza down, sempre sorridente, d’un tratto diventa triste e pare che non ci sia nulla che possa tirarla su di morale. Non regge più lo stress, quelle offese che le hanno rivolto sono coltellate che le fanno sanguinare il cuore: “Mamma, quelli del piano di sopra mi chiamano mongoloide”. I genitori decidono di denunciare.
L’inchiesta procede spedita, s’istruisce il processo e ieri i giudici del tribunale di Torre Annunziata hanno condannato, per stalking, i tre vicini violenti. Padre, madre e figlia, per tutti la pena (sospesa) a un anno di reclusione. Il doppio rispetto a quanto aveva richiesto a loro carico il pubblico ministero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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