La sfida per salvare le scuole paritarie

Nei vari decreti sono stati stanziati per le paritarie 150 milioni di euro, ma servono risorse ben più robuste per evitare che il 30% di queste 12mila scuole chiuda

La sfida per salvare le scuole paritarie

Fin da subito è parso chiaro che il Covid-19 – pur nella sua drammaticità e proprio in quanto evidenziatore di realtà problematiche - potesse divenire un’opportunità per salvare la scuola tutta (o per distruggerla definitivamente), attraverso il compimento, dopo vent’anni, della legge sulla parità. Ora la politica ha l’occasione di riscoprirsi come un’alta forma di giustizia, grazie all’azione dei molti cittadini responsabili che, ottenuta la più ampia trasversalità civile sulla questione, continuano a credere possibile anche il raggiungimento di una maggioranza politica.

Gli ultimi tre mesi, infatti, hanno visto un susseguirsi di importantissime iniziative:

numerosi appelli e comunicati stampa di associazioni e singoli cittadini;

la campagna #LiberiDiEducare;

l'adesione, con CISM e USMI, allo sciopero #noisiamoinvisibiliperquestogoverno;

la firma della “LETTERA AI PARLAMENTARI" a cura del Comitato Polis Pro Persona;

il lancio della "MARATONA PER LA FAMIGLIA " iniziata il 15 giugno;

il WEB PRESSING PARLAMENTARE del 15 giugno.

Si è trattato una vera e propria maratona per la famiglia, culminata il 18 giugno con il flash mob davanti a Montecitorio. Circa 150 i partecipanti, provenienti da ogni parte dello Stivale, riunitisi per sostenere le famiglie più fragili ed evitare che le scuole pubbliche paritarie chiudano a settembre.

Insieme ai promotori del flash mob Liberi di educare e Associazione Non si Tocca la Famiglia, erano presenti anche USMI, CISM, Cnec, FILIINS, Anaps, AnDDL, Articolo 26, Steadfast, AGE Lazio, AGE Lombardia, Forum Cultura Pace e Vita. C’erano poi studenti, insegnanti e genitori, nonché esponenti di quasi tutte le forze politiche. Nella piazza gremita, tra bandiere, cartelli e striscioni, una sequela di zaini disposti a terra, sui sampietrini, a simboleggiare la sconfitta del comparto educativo laddove non fossero elargiti ulteriori fondi.

Nei vari decreti, infatti, sono stati stanziati finora per le paritarie 150 milioni di euro, ma servono risorse ben più robuste per evitare che il 30% di queste 12mila scuole chiuda, lasciando a spasso 300mila studenti. Qualche storico istituto ha già annunciato la resa... Ma il peggio si può ancora evitare.

Presenti alla manifestazione tutte le forze politiche, ma unici assenti i Cinque Stelle (con l’eccezione della senatrice Tiziana Drago), che continuano a tenere sotto assedio migliaia di italiani, portando avanti una battaglia ideologica assurda per un Paese civile. Per il resto, tutti hanno voluto metterci la faccia, facendosi presenti di persona o tramite messaggi e commenti di dirette televisive: per il PD, Fedeli, Sgambato, Rampi, Lorenzin, Lepri, Ascani e Malpezzi; per Italia Viva, Boschi; per LEU, Fassina; per FI, Gelmini, Gasparri, Gallone, Versace, Moles, Toffanin, Minuto, Aprea; per la Lega, Pittoni, Garavaglia, Grassi, Pillon, Gusmeroli; per FDI, Rampelli, Frassinetti, Bucalo; per Udc, Binetti; per il Gruppo Misto, Lupi.

I Cinque Stelle sono stati “sfidati a colpi di calcolatrice”: salvare le paritarie – cioè consentire alle famiglie di frequentarle - significa salvare la scuola pubblica. Se chiuderanno, i costi per lo Stato saranno sproporzionati e non consentiranno al Paese di ripartire.

In queste ore si è registrata una "vittoria morale dei cittadini" rappresentata dall’impegno concreto dei politici di tutte le estrazioni, anche se è evidente che in 20 anni sono state perse tante occasioni che avrebbero dato le gambe alla legge sulla parità: troppo impegnati, i gruppi e le associazioni, a disquisire fra le soluzioni e le opzioni (a? b?), mentre la classe politica si divideva, perché divisive erano le richieste …I cittadini si confondevano, e la discriminazione si alimentava: nemici intrisi di ideologia da una parte e amici intrisi di mania di protagonismo dall’altra.

L’esperienza è stata di cittadini che sanno ragionare e porre in fila le questioni, ma anche di politici capaci di riflettere e di reagire positivamente di fronte ad un ideale, di voler lavorare Fi-Fdi-Lega-Udc-Pd-Iv-Leu in modo libero e intelligente, perché hanno visto nei cittadini persone capaci di farli convergere intorno ad un grande valore.

In queste ore la classe politica ha dato una grande lezione: la destra rinuncia ad intestarsi gli emendamenti affinché Pd –Iv e Leu possano votarli; questi ultimi, con i loro capi gruppo, sono intorno ad un tavolo per trovare la soluzione. Le forze più avverse si sono fatte carico di intervenire in urgenza ora e poi si procede con i costi standard

Sarebbe stato molto meglio evitare di perdere 20 anni per convincerci che al centro dev’essere posto il diritto di apprendere degli studenti, della famiglia ad esercitare la propria responsabilità educativa, dei docenti ad insegnare senza discriminazioni economiche.

Ora il percorso non si arresta. Tutta la classe politica ha preso questo impegno e i cittadini lo sanno: è una battaglia di libertà che si vince a colpi di lucidità e oggettività da un lato, ma anche disinnescando il fuoco amico dall’altro.

Nei prossimi giorni con gli emendamenti al Decreto Rilancio avremo un primo intervento fondamentale; poi si

completerà il percorso su autonomia, parità e libertà di scelta educativa grazie ai i costi standard di sostenibilità per allievo... Sarà una pagina di storia parlamentare fatta di grande senso civico e generosa trasversalità.

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