Sgarbi con la testa mozzata: ecco chi sono gli autori del manifesto choc

Il gruppo sindacale di Si Cobas nello stabilimento Fca di Pomigliano e il Collettivo 48 ohm hanno firmato le locandina. Per oggi hanno convocato una conferenza stampa per rispondere a Vittorio Sgarbi.

Sgarbi con la testa mozzata: ecco chi sono gli autori del manifesto choc

“Non ci saremo, abbiamo deciso di partecipare a un altro incontro più importante a Napoli”. Gli autori del manifesto raffigurante la testa mozzata di Vittorio Sgarbi su un corpo di capra non si sono presentati al comizio con cui il critico d’arte ieri ha aperto la campagna elettorale a Pomigliano d'Arco, nella città del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. Il loro “benvenuto” al candidato di Forza Italia nel collegio di Acerra alle prossime elezioni politiche lasciava presagire una serata di accese contestazioni. Invece tutto è proceduto tranquillamente. Sgarbi li ha definiti “soggetti collaterali al Movimento cinque stelle”, e ha così commentato la loro iniziativa: "L'ho trovata un saluto festoso. Vedremo poi alla fine chi avrà la testa mozza". In realtà le loro ideologie sono quelle di sinistra, e sono quei valori ad ispirare le loro iniziative di protesta che il più delle volte conducono al fianco dei lavoratori.

Sono più vicini più ai centri sociali napoletani, tanto sostenuti dal sindaco Luigi De Magistris, e ai movimenti dei disoccupati, anche se riferiscono di non sostenere per il voto di marzo la lista "Potere al Popolo". "Noi faremo una campagna per il non voto", affermano. Con la camorra non hanno nulla da spartire, e chi sul territorio li ha conosciuti lo sa. Forze dell’ordine, giornalisti, associazioni, la Chiesa, gli amministratori comunali, li conoscono per le battaglie sociali che in questi anni hanno condotto, molte delle quali per il reintegro dei lavoratori negli stabilimenti napoletani di Fiat Chrysler. Le loro contestazioni sono state spesso eclatanti, talvolta condannate, spesso criticate. A comporre il gruppo sindacale Si Cobas in Fca ci sono alcuni di quei lavoratori che furono licenziati da Fiat Chrysler nel 2014 per aver inscenato, in due distinte manifestazione di protesta, il suicidio e i funerali di Sergio Marchionne. Volevano attirare l’attenzione pubblica dopo i suicidi di due colleghi, lavoratori dipendenti dell’azienda automobilistica che erano stati spostati dallo stabilimento di Pomigliano al reparto logistico di Nola. Cinque gli operai che furono buttati fuori da Fca per quelle clamorose proteste pubbliche. A novembre del 2016 la Corte di Appello di Napoli ne dispose il reintegro in fabbrica e da allora l’azienda li retribuisce senza farli lavorare, in attesa che sulla loro vertenza di lavoro si esprima la Cassazione. Per quella battaglia diretta a riottenere il loro posto sulla catena di montaggio che sfornerà ancora per poco i modelli "Panda", avevano costituito il “Comitato di lotta cassintegrati e licenziati Fiat”. Ora lottano per i diritti dei lavoratori sotto la sigla del sindacato di base “Si Cobas”. Mimmo Mignano, metalmeccanico di 51 anni, licenziato per ben 4 volte dalla Fiat e sempre ritornato al suo posto in fabbrica grazie alle decisioni dei giudici, ne era diventato un po’ il portavoce, e così è anche oggi. Da qualche anno ad affiancare Mimmo e i suoi compagni di lotta c’è il “Collettivo 48 ohm”. Costituito a Pomigliano nel 2015, fa sentire la sua voce a supporto di lavoratori e delle fasce deboli della popolazione. Antonio Barbati, 33 anni, lavoratore precario, così descrive l’organizzazione di cui fa parte e rappresenta una figura di riferimento: “Il nostro è un collettivo politico comunista, questo è l’unico modo in cui realmente ci riconosciamo. Non abbiamo un portavoce ufficiale, i portavoce al nostro interno possono essere tutti. Coordiniamo le attività attraverso le assemblee e le riunioni, in questo modo stabiliamo le nostre iniziative”.

Per le 16 di oggi i due gruppi, quello sindacale dei Si Cobas in Fca e quello del Collettivo 48 ohm, hanno convocato una conferenza stampa a Pomigliano d’Arco. L'hanno annunciata con una nota ufficiale: “Sgarbi - dichiarano - è stato candidato (catapultato) nel collegio di Pomigliano per calcoli politici delle segreterie di partito, tutte interne alla contesa elettorale, ma cosa sa lui delle condizioni di vita degli operai e dello smantellamento in atto dei siti industriali della nostra città? Noi siamo operai della Fiat che vivono sulla propria pelle il disastro delle politiche dei governi che per amministrare la crisi nell'interesse dei padroni, hanno prodotto licenziamenti di massa, sfruttamento sempre più asfissiante, azzerato salari e diritti. Sgarbi e Di Maio (non abbiamo alcun collegamento con il Movimento 5 Stelle che combattiamo alla stregua degli altri partiti) pensano che a queste condizioni gli operai debbano restare in silenzio mentre loro continuano a chiedere voti e a spargere promesse che come sempre non porteranno a nulla? Noi non restiamo fermi difronte a questo massacro sociale.

Cosa ha a che vedere la vita di un operaio che per sopravvivere deve iniziare la sua giornata di lavoro alle quattro del mattino, sopportare ritmi infernali ritrovandosi già a 40 anni come un ferro vecchio da buttare, con le organizzazioni criminali che soprattutto in Campania sono espressione della classe imprenditoriale che Sgarbi rappresenta? Dell'Utri, il fondatore di Forza Italia, condannato per associazione esterna di stampo mafioso, insegna! Non accettiamo più di essere agnelli sacrificali e da questo momento in poi sacrifichiamo i politici, non votandoli. Nessun partito rappresenta gli operai, nessun voto operaio ai partiti”.

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