È stato aggredito e minacciato da un marocchino pluripregiudicato destinato all’espulsione dal nostro paese, questa l’esperienza vissuta dal sindaco di Borgosesia Paolo Tiramani.
Il primo cittadino racconta in prima persona l’episodio che lo ha visto coinvolto, come riportato su “Repubblica”. “Siamo al puro delirio. Lunedì a Borgosesia, la mia città, sono stato minacciato e aggredito da un delinquente seriale, di nazionalità marocchina, che dinanzi a testimoni mi ha mostrato una lima, urlando che me l'avrebbe infilata nella pancia. Ringrazio vigili e carabinieri, prontamente intervenuti, che lo hanno arrestato. Ma non è possibile continuare così”.
Il deputato leghista, nonché membro della commissione Affari speciali, valutando la pericolosità e la recidività dello straniero nel commettere crimini di varia natura, era riuscito ad ottenerne l’allontanamento dai confini nazionali.
“Quest'uomo ha una serie di precedenti penali alle spalle: minacce con coltello alle assistenti sociali, abuso di alcolici, incendio della casa popolare in cui era ospitato. Per questo un anno fa, da sindaco, ne chiesi e ottenni l'espulsione”.
Pur essendosi preoccupato di tutelare il bene dei propri concittadini, Tiramani non aveva fatto i conti col cavillo burocratico che ha invece permesso al nordafricano di restare comunque in Italia. È bastato inventare una scusa di natura religiosa ed il gioco si è risolto subito in modo favorevole per il delinquente magrebino. “Dopo sei mesi al Cie ha ricevuto un permesso per motivi religiosi perché si è dichiarato ateo e, in quanto tale, non rimpatriabile in Marocco”.
Ed ecco spiegato il motivo per cui il sindaco si è trovato dinanzi al criminale, che
ha pensato bene di vendicarsi di lui, visto che aveva ricevuto la possibilità di farlo. “E questa mattina è stato di nuovo fermato per furto”, conclude Tiramani in modo amaro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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