"Sindrome da Concordia" per i superstiti del naufragio del Giglio

Alcune vittime soffrono di disturbi psicologici dalla notte del naufragio

"Sindrome da Concordia" per i superstiti del naufragio del Giglio

"Una cosa è sicura: una volta che è stato fatto il danno io con la mia manovra ho salvato migliaia di persone. Io so di aver fatto il mio dovere, so di non essere un codardo altrimenti non potrei girare e stare in mezzo alla gente a testa alta. Ho sofferto molto ma sono in pace con me stesso". Non ha mai avuto dubbi il comandante Francesco Schettino durante le numerose interviste che ha rilasciato in merito al naufragio della Costa Concordia.

Sono passati quasi tre anni da quel 13 gennaio 2012 e alcuni superstiti portano addosso i segni della tragedia. Un passeggero di Bologna ha sviluppato i sintomi del Parkinson e sua sorella mostra i primi accenni di demenza senile. Tra i superstiti sono anche stati riscontrati casi di insonnia, di bronchite cronica, difficoltà di relazionarsi.

Secondo i medici legali dell'accusa, ascoltati durante la 42esima udienza di Grosseto, "tutti questi disturbi sono legati da un nesso di causa ed effetto alla tragedia. I casi si riferiscono in particolare a chi rimase intrappolato per ore nella nave". Alcune delle vittime richiedono al comandante Schettino e alla compagnia di navigazione Costa risarcimenti per oltre un milione di euro.

Marco de Luca, legale della compagnia le ritiene delle richieste esagerate: "Abbiamo fatto fare ovviamente ogni genere di ricerche sulla possibile casualità di queste sindromi di Parkinson collegate all’evento, ma non abbiamo rinvenuta nessuna letteratura scientifica e nessun precedente in questo senso".

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