Manca ormai poco tempo per prendere una decisione riguardante gli spostamenti tra regioni e quindi l’apertura o meno dei confini. E il governo non sembra proprio navigare in buone acque. Se deciderà di aprire solo alcune regioni e far slittare altre, accontenterà il Sud ma probabilmente farà montare la rabbia del Nord. Al contrario, se permetterà l’apertura di tutte, saranno le regioni meridionali a rivoltarsi. Che fare quindi? Tenere tutto chiuso per un’altra settimana sembra l’idea ultima del governo. Come hga ricordato il Giornale, il premier prova a prendere tempo.
Le ipotesi sul tavolo
E così come sottolineato dal Corriere, le ipotesi, che verranno proposte ai governatori durante la conferenza che si terrà domani, restano comunque due: o liberi tutti, oppure slittamento di una settimana per tutti. All’idea che Piemonte e Lombardia dovessero essere le uniche regioni a far slittare l’apertura di almeno 7 giorni, erano subito seguite polemiche e proteste. Dall’altra parte, la possibilità di aprire anche i loro confini aveva fatto infuriare le Regioni del Sud che immediatamente avevano minacciato di far entrare solo soggetti con test sierologico non più vecchio di tre giorni. Proposta subito bocciata dal ministro Boccia, perché contraria alla Costituzione.
Da qui l’idea che possa venir confermata la libertà di spostarsi da una regione all’altra, con una quarantena breve per alcune zone. Ovviamente, se dovesse essere deciso ciò, la norma dovrà valere anche per gli stranieri. Sandra Zampa, sottosegretaria alla Salute, ha sottolineato che “gli italiani hanno mostrato responsabilità, penso sia opportuno garantire libertà di movimento con la certezza che questo non farà salire i contagi”. Secondo quanto contenuto nel provvedimento dello scorso 18 maggio, dal 3 giugno dovrebbero essere liberi gli spostamenti in tutta Italia.
Attesi i dati oggi
Gli ultimi dati della Lombardia, dove ancora vi è un numero di nuovi contagi alto, aveva però fatto pensare a uno slittamento della riapertura, valido anche per il Piemonte, di una o massimo due settimane. Anche perché alcune regioni Centro-Meridionali, in primis Sardegna e Sicilia, non avevano accolto bene l’idea che i lombardi potessero spostarsi liberamente su e giù per lo Stivale. Nella giornata di oggi, venerdì 29 maggio, sono attesi i dati riguardanti il monitoraggio settimanale effettuato dal ministero della Salute. In base soprattutto al valore dell’Rt, il tasso di contagiosità del virus, si prenderà la decisione tanto attesa. Naturalmente verranno tenuti presenti anche i 21 indicatori rielaborati da due algoritmi. Tenendo in considerazione i tamponi effettuati, i nuovi malati, i guariti e i morti, oltre alla tenuta delle strutture ospedaliere. La voce dei nuovi contagi resta comunque quella più importante ai fini degli spostamenti.
L’idea è quella di riaprire tutti i confini mercoledì prossimo, come deciso nel provvedimento del 18 maggio. A meno che non vi sia un’impennata proprio in questi giorni in alcune regioni. Davanti a eventuali proteste da parte di governatori, soprattutto del Sud, si potrà pensare a soluzioni di contenimento. Certamente non il test sierologico obbligatorio. Possibile una quarantena di 4-5 giorni, che però rischia non poco di mettere in crisi ancora di più la ripresa del turismo. Su sette giorni di vacanza, l’idea di passarne cinque chiusi in albergo non è proprio il massimo. Se i contagi in qualche regione torneranno a salire, gli spostamenti verranno rimandati ovunque di una settimana. In modo da non fare un torto a nessuno.
E gli stranieri possono arrivare senza problemi
Roberto Speranza, ministro della salute, vede bene questa ipotesi, appoggiato anche dal parere degli esperti che temono nuovi focolai e invitano alla prudenza. E chi non dovesse accettare la cosa, e pensa già a restrizioni nei confronti dei turisti, Boccia ha così risposto: “Misure restrittive rispetto ai decreti non sono vietate, ma devono essere comunque in linea. Altrimenti impugneremo i provvedimenti davanti al Tar”. Dal 3 giugno gli stranieri potranno varcare i confini e raggiungere il nostro Bel Paese, senza misure di sorveglianza. Difficile che agli italiani vengano invece imposte.
La posizione di Ricciardi
Secondo Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute, la data del 3 giugno non è quella adatta per riaprire i confini tra le regioni. Troppi i rischi di un innalzamento dei contagi e nuovi focolai in giro per il Paese. A Repubblica, Ricciardi ha spiegato che “il sistema di indicatori è stato elaborato a livello centrale, giustamente, ma è alimentato da attività di diagnostica e dalle segnalazioni delle regioni, quindi dipende dalle capacità di gestione dei sistemi regionali. Se sono efficaci ed efficienti, allora i dati sono attendibili. Se non lo sono, per una serie varia di ragioni, quei numeri non sono attendibili. E ci sono motivi seri per pensare che in alcune regioni questi dati adesso non lo siano”. Una decisione del governo, basata quindi su dati non del tutto certi, potrebbe essere dannosa.
Secondo l’esperto, una riapertura sarebbe fattibile solo nel momento in cui vi è la certezza dei numeri. Non è neanche d’accordo con la riapertura della Lombardia che, con 20mila positivi a domicilio e innumerevoli soggetti asintomatici, invita alla massima prudenza.
Sul passaporto immunitario richiesto da alcune regioni del Sud, Ricciardi ha sottolineato che “dal punto di vista tecnico e scientifico non ci sono presupposti per realizzarlo. Tamponi ed esami sierologici non garantiscono, ad esempio, che chi sta incubando la malattia sia sempre rilevato”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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