Le immagini che arrivano dall'Ucraina non possono provocare indifferenza: civili che perdono la vita, donne e bambini che cercano di fuggire per trovare una destinazione più sicura, bombardamenti su edifici residenziali e persone terrorizzate dall'operazione militare che la Russia sta portando avanti da oltre due settimane ai danni dell'Ucraina. Eppure è molto acceso il dibattito nelle trasmissioni televisive, con due fazioni che puntualmente si scontrano per provare ad affermare la propria tesi su ciò che sta accadendo a Kiev.
A volte accade però che le argomentazioni si fanno troppo lunghe e finiscono per limitare lo spazio del dialogo di una parte o dell'altra, offuscando le ragioni dell'interlocutore che ha un tempo ridotto per rispondere. Una situazione che può infastidire il conduttore. È proprio ciò che è successo nell'ultima puntata di Non è l'arena, in onda la domenica sera su La7, che ha trattato l'argomento dei conflitti tra Ucraina e Russia.
In studio e in collegamento si sono alternate le varie versioni, interpretazioni e considerazioni. Ma a un certo punto Massimo Giletti ha perso la pazienza e ha reagito in maniera stizzita nei confronti dell'esperto di comunicazione Alberto Contri, la cui analisi non si è limitata alla differenza buono e cattivo tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. "Scusi professore, son 10 minuti che parla. Io sono tre ore e mezza che vedo immagini terribili e le faccio vedere", ha sbottato Giletti.
Il conduttore di Non è l'arena ha chiesto a Contri di rispettare i tempi televisivi e di non mancare di rispetto ai civili che sono messi a durissima prova dall'operazione militare della Russia: "Sto parlando di morte, e giocare sulla morte non mi piace". Giletti ha poi sottolineato che, in tempi di guerra, nel passato è stato frequente avere uffici di disinformazione per fare ognuno la propria propaganda. "Quando contestate le immagini dei giornalisti e gli occhi degli inviati sul campo, quello mi preoccupa", ha aggiunto Giletti.
Proprio ieri è arrivata la notizia della morte di Brent Renaud, video-reporter americano di 51 anni che ha perso la vita nei sobborghi di Kiev. Due suoi colleghi sono rimasti feriti a Irpin.
I giornalisti stavano filmando i profughi in fuga e all'improvviso sono stati sorpresi da colpi di arma da fuoco a un checkpoint. Renaud aveva una forte passione per la professione di reporter di guerra, raccontando più di una volta al mondo le realtà terribili delle guerre in Afghanistan e in Iraq.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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