La riduzione del rischio: una strategia di prevenzione per la tutela della salute pubblica

Sempre più esperti sono convinti che per convincere i fumatori a smettere sia utile sposare la strategia della riduzione del danno. Ne abbiamo parlato con il dottor Fernando Fernandez Bueno, Presidente dell’Associazione Pro-Vaping Spagnola

La riduzione del rischio: una strategia di prevenzione per la tutela della salute pubblica

Trovare nuovi approcci per aiutare i fumatori che non riescono a smettere di fumare, integrando le tradizionali politiche anti fumo con il principio della riduzione del danno e l'adozione di appositi prodotti tecnologici. Si è discusso di questo e molto altro in occasione del Terzo Forum Scientifico sulla riduzione del danno da tabacco, kermesse promossa dall'Università di Tessalonica e dall'Università di Patrasso in Grecia e dalla neonata fondazione Schohr (International Association of international expert smoking control & harm eduction), che include scienziati, medici, esperti, professionisti e accademici.

La comunità medico-scientifica e il mondo della politica devono cambiare paradigma per raggiungere l'obiettivo desiderato. In che modo? Innanzitutto mettendo il fumatore al centro e abbandonando lo slogan "smetti o muori", troppo semplicistico e non utile alla causa. Al contrario, è fondamentale percorrere altre strade. Ad esempio quelle che portano ad alternative più sicure delle sigarette per tutti i fumatori che non riescono a smettere.

I prodotti senza combustione

Da questo punto di vista la tecnologia sta facendo passi da gigante, grazie anche allo sviluppo di prodotti a base di nicotina ma senza combustione. Detto altrimenti: sempre più medici ed esperti sono convinti che, per convincere i fumatori che non vogliono smettere, sia più utile sposare la strategia della riduzione del danno che non affidarsi esclusivamente a campagne o ad altri strumenti rivelatisi poco utili. L'assunto base, in altre parole, non dovrebbe essere quello di limitare tout court il comportamento dannoso ma limitare i rischi.

I citati prodotti senza combustione, in vari Paesi, stanno iniziando a ottenere il titolo di prodotti "a rischio modificato" (Mrpt). Prendiamo gli Stati Uniti: qui la Food and Drug Administration, l'ente regolatorio di salute americano, ha dato il via libera allo ‘snus’ per uso orale di Swedish Match e a IQOS di Philp Morris: il primo per la riduzione del rischio rispetto alla sigaretta, il secondo per la riduzione all’esposizione a sostanze dannose e potenzialmente dannose. Stiamo parlando di due differenti approcci - uno tabacco masticabile, l'altro tabacco riscaldato elettronicamente – ma entrambi a "ridotta esposizione" di sostanze dannose rispetto alle tradizionali sigarette.

In Grecia, invece, è appena stata introdotta una legge che prevede la possibilità, previa un'accurata verifica scientifica, di comunicare un profilo di rischio ridotto ai fumatori adulti, riconoscendo di fatto il principio di riduzione del danno. Se alcuni Paesi stanno facendo passi in avanti, regolamentando i suddetti prodotti alternativi, altri considerano tali prodotti delle vere e proprie minacce.

Si notano quindi due approcci: da una parte quello che mira a ridurre il danno, dall'altra quello che punta invece alla cessazione totale (il citato "o smetti o muori"). Il primo, la riduzione del danno, è un approccio che ha già convinto diversi esperti, medici e regolatori.

La strategia della riduzione del rischio

Per capire meglio in che cosa consiste la strategia della riduzione del rischio abbiamo interpellato il dottor Fernando Fernandez Bueno, chirurgo oncologo dell'Hospital Central de la Defensa Gómez Ulla di Madrid, fresco ospite del Terzo Forum Scientifico sulla riduzione del danno da tabacco.

Come è possibile, secondo lei, integrare le tradizionali politiche anti-fumo con il principio di riduzione del danno?

La lotta al fumo è uno degli obiettivi più importanti della sanità pubblica mondiale. Il fumo è correlato a diverse gravi malattie. È responsabile di 700.000 decessi all'anno solo nell'Unione Europea, molti dei quali legati al cancro. Il modo migliore per combattere queste malattie è prevenirle. Quindi, se siamo consapevoli che fumare sigarette è la prima causa di cancro prevenibile, è obbligatorio ridurre il rischio, in primo luogo, sottolineando la necessità di smettere di fumare e, in secondo luogo, prestando attenzione a coloro che non sono in grado di smettere di fumare nonostante siano consapevoli dei rischi che stanno correndo. Al giorno d'oggi, i progressi tecnologici hanno reso possibile somministrare la nicotina senza combustione. La nicotina crea dipendenza, ma il problema con il consumo di tabacco sono le migliaia di agenti tossici che si creano durante il processo di combustione. Quindi, se esiste un modo per somministrare la nicotina in modo molto meno rischioso a coloro che non sono in grado di smettere di fumare, perché non usarla come terza via in una strategia globale insieme alla prevenzione e allo smettere?

Da questo punto di vista quali sono i prodotti che possono utilizzare i fumatori che non riescono a smettere di fumare?

Oltre alla farmacologia e alle terapie comportamentali, coloro che non sono in grado di smettere di fumare potrebbero ridurre il rischio per la loro salute utilizzando strumenti di riduzione del danno da tabacco come sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato. L'ideale è non usarne nessuno, ma la realtà ci mostra che c'è una media importante di fumatori che non è in grado di smettere di fumare affidandosi a quelle che potremmo chiamare misure tradizionali. Il Regno Unito è all'avanguardia in questa strategia. Da quando il Public Health England ha introdotto questi strumenti nella sua strategia di lotta al fumo, la prevalenza è scesa dal 33% a un minimo storico del 14% e l'obiettivo è quello di espellere il fumo dalla società britannica nel 2030. Per quanto riguarda gli studi e le prove, il Royal College of Physicians ha stimato che il consumo di nicotina da parte di questi strumenti è almeno del 95% meno rischioso rispetto al tabacco bruciato. Dal momento che stiamo parlando di studi scientifici, ho aggiunto un elenco di alcuni di questi studi e prove (una parte dell'elenco è consultabile alla fine dell'intervista ndr).

Lei è un membro della neonata associazione Scohr (Associazione internazionale di esperti internazionali di controllo del fumo e riduzione dei danni) e dell'Associazione spagnola per lo svapo. Quali sono gli scopi e gli obiettivi di queste associazioni?

La piattaforma spagnola per la riduzione del danno da tabacco è stata creata nel marzo 2019 da un gruppo di circa 30 medici e scienziati preoccupati per la stagnazione della lotta contro il fumo in Spagna. Le misure tradizionali non funzionano abbastanza in Spagna e le strategie di sanità pubblica, basate sulla prevenzione e sull'abbandono, hanno dimostrato di non essere in grado di avere successo. Quindi, abbiamo creato la Piattaforma consapevoli della necessità di fare un ulteriore passo avanti e aggiungere un terzo pilastro per ridurre i danni causati dal tabacco, considerando esperienze in diversi paesi, principalmente nel Regno Unito, ma anche negli Stati Uniti, in Francia e, più recentemente, Nuova Zelanda: dimostrate l'efficacia di questa terza via. Scohr nasce con lo stesso obiettivo, ma la forza di essere formato da medici e scienziati di 21 paesi convinti della necessità di migliorare questa terza via a livello globale.

La Grecia ha appena approvato una legge che consentirà la comunicazione del rischio ridotto dei prodotti senza combustione, l'America ha appena autorizzato la commercializzazione di due prodotti come prodotti a rischio modificato. Come oncologo accoglie favorevolmente questi approcci?

Sicuramente ogni misura che fornisce strumenti per combattere in modo più efficacie il fumo è molto gradita. Tuttavia, la piattaforma spagnola per la riduzione del danno da tabacco sottolinea sempre la necessità di creare un osservatorio nazionale per monitorare l’utilizzo di questi strumenti e di istituire un comitato scientifico di esperti al fine di esaminare le prove e la letteratura disponibili e studiare le caratteristiche del consumo di nicotina. Ogni passo e progresso dovrebbe essere basato su un rigoroso controllo e sottoposto a una supervisione scientifica e medica.

L'Unione Europea ha recentemente annunciato la stesura di un nuovo piano per combattere il cancro. Pensa che Bruxelles dovrebbe prendere in considerazione l'adozione di politiche di riduzione del danno da fumo come parte della sua strategia?

Senza dubbio. Abbiamo infatti contribuito inviando le nostre proposte alla Commissione Europea e il Commissario per la Salute e la Sicurezza Alimentare, Stella Kyriakides, ha ringraziato per il nostro contributo, sottolineando l'enfasi che abbiamo posto sul tema della prevenzione. Come ho detto prima, il modo migliore per combattere una malattia è prevenirla, quindi se siamo consapevoli del legame tra fumo e cancro, è obbligatorio per noi professionisti sanitari ma anche per i governi fornire tutte le armi a disposizione per i malati per sconfiggere questa piaga che è responsabile, ripeto, di 700.000 morti all'anno solo nell'UE.

In Italia c'è una prevalenza di fumatori stabili da oltre 10 anni al 22% della popolazione. Se potessero fare appello alle istituzioni italiane cosa direbbero?

Esattamente la stessa che stiamo raccontando alle autorità e alle istituzioni spagnole, poiché la situazione in Spagna è abbastanza simile (la prevalenza quotidiana del fumo è addirittura leggermente superiore a 15 anni fa): è urgente sfruttare i progressi tecnologici e migliorare sul tema della lotta al fumo. Le evidenze del Regno Unito mostrano che l'introduzione del concetto di riduzione del danno da tabacco in una strategia globale insieme alla prevenzione e alla cessazione sia un modo efficace per avere successo e avanzare nell'obiettivo principale: espellere il fumo dalle nostre società.

Riferimenti bibliografici

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Harm Reduction International: link

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Frequency of e-cigarette use may be key to quitting smoking, study suggests. The Pharmaceutical Journal 2017: link

Farsalinos, K. E., Poulas, K., Voudris, V., and Le Houezec, J. (2016) Electronic cigarette use in the European Union: analysis of a representative sample of 27 460 Europeans from 28 countries. Addiction, 111: 2032– 2040. link

McNeill A, Brose LS, Calder R, Bauld L & Robson D (2018). Evidence review of e-cigarettes and heated tobacco products 2018. A report commissioned by Public Health England. London: Public Health England. link link

NHS Statistics on Smoking. Link

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Vaping in England:

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