Svolta Le Pen: onore all'eroico popolo ucraino

Astensione sugli aiuti e condanna di Putin: la nuova linea della destra francese strizza l'occhio a Kiev. Il Rassemblement National non vota con Macron, ma la svolta è smarcarsi dal Cremlino: giusti gli aiuti all'Ucraina, ma senza scoprire la difesa nazionale

Svolta Le Pen: onore all'eroico popolo ucraino
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«Nel 2022 la Russia ha scatenato una guerra alle porte dell'Unione europea e una crisi geopolitica che è senza dubbio la più drammatica degli ultimi 20 anni... Ogni giorno dobbiamo il nostro rispetto e il nostro sostegno alla nazione ucraina aggredita ed è grazie all'eroica resistenza del popolo ucraino che la Russia si è trovata a subire uno scacco». Le parole sono chiare, a pronunciarle è chi, a prima vista, non ti aspetteresti: Marine Le Pen, che l'altro giorno all'Assemblea nazionale francese ha motivato l'astensione del suo gruppo, il Rassemblement National, sull'accordo bilaterale di sicurezza tra Parigi e Kiev.

I primi a segnalare una qualche sorpresa per quella che appare quanto meno una variazione di tono, sono stati i commentatori ucraini. «La Le Pen, che ha goduto a lungo della reputazione di amica di Putin, ha inaspettatamente attaccato la Russia per la guerra in Ucraina», ha scritto l'Ucrainskaya Pravda, citando a piene mani il discorso. Sulla stessa falsariga Euromaidan Press, popolare giornale online nato sull'onda delle proteste del 2014, che parla di un «cambiamento imprevisto di atteggiamento». Entrambi gli articoli sottolineano che alla fine l'accordo con l'Ucraina ha visto il voto contrario della sinistra guidata dalla France insoumise di Jean-Luc Mélenchon, mentre i deputati del Rassemblement hanno semplicemente preferito non pronunciarsi. Una decisione tanto più rilevante visto che si trattava del primo voto parlamentare sull'Ucraina dall'invasione del febbraio 2022.

Nel suo discorso Marine Le Pen era stata in realtà durissima contro le parole del presidente Emmanuel Macron, che non aveva escluso la presenza potenziale di truppe della Nato sul territorio ucraino. «Causando un'ondata di obiezioni da tutte le capitali europee sull'invio di soldati, Macron ha finito per fare un favore a Putin, aumentando il suo livello di fiducia circa le divisioni occidentali... La migliore ambiguità strategica è il silenzio, che aumenta l'incertezza dell'avversario».

Quanto all'accordo, Le Pen ha detto di non voler mettere in discussione qualità e misura del sostegno francese a Kiev, ma che l'atteggiamento di Parigi rischia di mettere a rischio la sicurezza strategica del Paese, riducendo oltre il limite prudenziale riserve e operatività delle forze armate tricolori. Il suo braccio destro e presidente del Rassemblement National, Jonathan Bardella, nella giornata del voto aveva aggiunto di non voler mettere in discussione l'aiuto francese agli ucraini, «che in linea di principio possiamo accettare», ma di non poter dire di sì al superamento di quelle che per il suo movimento sono vere e proprie «linee rosse», come la partecipazione dell'Ucraina all'Unione Europea e alla Nato, che rischiano di scatenare un conflitto generale.

Non tutto, dunque, è cambiato nell'atteggiamento del Rassemblement, ma la posizione sembra senza dubbio essersi fatta più articolata rispetto al passato. Pesano probabilmente motivazioni di politica interna: per prepararsi allo scontro delle prossime presidenziali (sia pure ancora lontane, visto che sono previste nel 2027) Marine Le Pen ha scelto un'immagine moderata e rassicurante: da questo punto di vista un eccesso di «putinismo» può rivelarsi controproducente.

A dimostrare il cambio di passo sono anche altri segnali. Alla fine di febbraio i vertici del Rn hanno incontrato lo Stato maggiore di Alternative für Deutschland. Il giorno stesso del vertice i tedeschi hanno pubblicato un comunicato in cui si compiacevano dell'assoluto accordo su tutti i temi affrontati. Molto più gelidamente il giorno successivo il Rassemblement ha fatto sapere di avere chiesto all'Afd una sorta di «abiura» scritta («devono scrivere che non fa parte del loro programma») sulla cosiddetta Remigration, il controverso piano di rimpatrio per gli immigrati (compresi quelli che hanno ormai la cittadinanza tedesca), che alcuni funzionari Afd hanno esaminato qualche settimana fa in una riunione, finita sui giornali, a Potsdam.

Come dimostrazione di freddezza non è male.

E a rendere più pepato l'accaduto è il fatto che Le Pen e Afd, insieme alla Lega, sono la spina dorsale del gruppo Identità e Democrazia al Parlamento Europeo. Una Le Pen meno «russofila» potrebbe portare a un rimescolamento delle carte nei rapporti con l'altro gruppo della destra continentale, quello dei Conservatori e Riformisti a cui aderisce Fratelli d'Italia.

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