Tangenti per il Mose, arrestato il sindaco di Venezia

Presunte tangenti per le dighe mobili: tra i 35 in manette anche un assessore regionale. Richiesta d'arresto per Galan: fondi illeciti per 800mila euro. Il senatore: "Io innocente"

Tangenti per il Mose, arrestato il sindaco di Venezia

Manette al sindaco di Venezia e ad altre trentaquattro persone nell'ambito di un'inchiesta su presunte tangenti pagate per gli appalti del Mose, il sistema di dighe mobili per la salvaguardia della città lagunare. In tutto gli indagati dalla Procura di Venezia sono un centinaio. Tra gli altri arrestati dalle Fiamme Gialle, oltre al primo cittadino di Venezia, Giorgio Orsoni (ai domiciliari), l’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso (Forza Italia), il consigliere regionale Pd Giampietro Marchese, il presidente del Coveco (cooperativa impegnata nel progetto Mose) Franco Morbiolo, il generale in pensione Emilio Spaziante, l’amministratore della Palladio Finanziaria spa, Roberto Meneguzzo. C’è anche una richiesta di arresto anche per il senatore di Forza Italia Giancarlo Galan: è coinvolto per il periodo in cui è stato presidente della Regione Veneto. E' accusato di aver ricevuto fondi illeciti per almeno 800mila euro dal Consorzio Venezia Nuova (Cvn) nell’ambito delle opere del Mose. Le dazioni, da fondi neri realizzati dal Consorzio e dalle società che agivano in esso, risalirebbero agli anni tra il 2005 e il 2008 e il 2012. Gli atti dovranno essere tramessi al Senato.

Le accuse mosse nei confronti degli indagati sono: corruzione, concussione e riciclaggio. L’indagine della Finanza era partita tre anni fa, lo scorso anno c’era stato l’arresto di Piergiorgio Baita, ai vertici della Mantovani, società padovana colosso nel campo delle costruzioni. Dopo qualche mese l’arresto di Giovanni Mazzacurati, l’ingegnere "padre" del Mose. Ora la catena di arresti che segna lo sviluppo di quella che viene già chiamata la "Tangentopoli veneta". Sequestrati beni per un valore ci circa 40 milioni di euro. Orsoni è finito in manette con l’accusa di finanziamento illecito relativa alla sua campagna elettorale per le comunali del 2010.

L'inchiesta

L'operazione di stamani parte da un'inchiesta avviata dalla Guardia di finanza di Venezia circa tre anni fa. Il pool di pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonino (Dda) scoprono che l’ex manager della Mantovani, Giorgio Baita, d'accordo con il proprio braccio destro Nicolò Buson aveva distratto fondi per il Mose in una serie di fondi neri all’estero. Il denaro, secondo l’accusa, veniva portato da Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex segretaria personale di Galan, a San Marino dove i soldi venivano riciclati da William Colombelli grazie alla propria azienda finanziaria Bmc. Per le Fiamme gialle almeno 20 milioni di euro, così occultati, sarebbero finiti in conti esteri, forse destinati anche alla politica, circostanza questa che ha fatto scattare l’operazione di questa mattina all’alba.

Dopo una prima fase di indagine lo stesso pool, coadiuvato sempre dalla Finanza, aveva portato in carcere Giovanni Mazzacurati ai vertici del Consorzio Venezia Nuova (Cvn). L'uomo, poi finito ai domiciliari, era stato definito "il grande burattinaio" di tutte le opere relative al Mose. Dalle indagini su di lui erano spuntate fatture false e presunte bustarelle che hanno portato all’arresto di Pio Savioli e Federico Sutto, rispettivamente consigliere e dipendente di Cvn, e quattro imprenditori che si spartivano i lavori milionari.

Al magistrato della Corte dei Conti addetto alla sezione controllo di Venezia, Vittorio Giuseppone, poi, veniva versato uno "stipendio" di 300-400mila euro all’anno, che nel 2005 e 2006 è arrivato a 600mila euro. I soldi gli venivano consegnati "con cadenza semestrale a partire dai primi anni duemila sino al 2008" e servivano per "accelerare le registrazioni delle convenzioni presso la corte dei Conti da cui dipendeva l’erogazione dei finanziamenti concessi al Mose e al fine di ammorbidire i controlli di competenza della medesima Corte dei Conti sui bilanci e gli impieghi delle somme erogate al Consorzio Venezia Nuova".

I nomi degli arrestati

I provvedimenti della Procura hanno portato in carcere Giovanni Artico, (collaboratore di Renato Chisso), Stefano Boscolo "Bacheto", (titolare di una cooperativa di Chioggia specializzata in lavori subacquei), Gianfranco Contadin detto "Flavio", Maria Teresa Brotto (ex amministratrice della società ingegneristica Thetis, ora nel consorzio Venezia Nuova), Enzo Casarin (capo della segreteria di Chisso), Gino Chiarini, Renato Chisso (assessore regionale alla mobilità e trasporti), Patrizio Cuccioletta (ex Magistrato alle Acque), Luigi Dal Borgo, Giuseppe Fasiol (funzionario regionale in Veneto Strade), Giancarlo Galan (richiesta parlamentare) Francesco Giordano, Vincenzo Manganaro, Manuele Marazzi, Giampietro Marchese (consigliere regionale del Pd), Alessandro Mazzi (presidente della Mazzi Scarl, con incarichi anche nel consorzio Venezia Nuova), Roberto Meneguzzo, Franco Morbiolo, Luciano Neri, Maria Giovanna Piva (ex Magistrato alle acque), Emilio Spaziante (generale in pensione della Gdf), Federico Sutto (dipendente del "Venezia Nuova"), Stefano Tomarelli (componente consiglio direttivo "Venezia Nuova"), Paolo Venuti. Ai domiciliari sono stati posti Lino Brentan, Alessandro Cicero, Corrado Crialese, Nicola Falconi (direttore generale della Sitmar sub sc), Vittorio Giuseppone, Dario Lugato, Giorgio Orsoni (sindaco di Venezia), Andrea Rismondo (rappresentante legale della Selc sc), l'europarlamentare uscente Lia Sartori (richiesta fatta all’Europarlamento), Danilo Turato.

Indagato anche Milanese

C'è anche il nome di Marco Milanese, il consigliere politico dell’ex ministro Giulio Tremonti ed ex parlamentare del Pdl, tra quelli degli indagati. Da quanto si legge nel provvedimento di arresto i pm hanno poi revocato la richiesta di custodia cautelare nei confronti di Milanese che "al fine di influire sulla concessione di finanziamenti del Mose" avrebbe ricevuto dal presidente del Consorzio Venezia Nuova la somma di 500 mila euro.

Galan: "Io non c'entro"

Il senatore Giancarlo Galan si difende: "Mi riprometto, di difendermi a tutto campo nelle sedi opportune con la serenità ed il convincimento che la mia posizione sarà interamente chiarita. Chiederò di essere ascoltato il prima possibile con la certezza di poter fornire prove inoppugnabili della mia estraneità". Secondo il gip l’ex presidente della Regione Veneto avrebbe ricevuto dal 2005 al 2011 da Giancarlo Mazzacurati presidente del Cnv, anche tramite l’assessore Renato Chisso, uno stipendio annuo di un milione di euro.

L'avvocato di Orsoni

"Preoccupazione per l’iniziativa assunta" viene espressa dagli avvocati Daniele Grasso e Mariagrazia Romeo, difensori del sindaco di Venezia. I legali confidano "in un tempestivo chiarimento della posizione del sindaco sul piano umano, professionale e istituzionale. Le circostanze contestate nel provvedimento notificato - spiegano - paiono poco credibili, gli si attribuiscono condotte non compatibili con il suo ruolo ed il suo stile di vita. Le dichiarazioni di accusa vengono da soggetti già sottoposti ad indagini, nei confronti dei quali verrano assunte le dovute iniziative".

Alfano: bloccare i ladri non le opere

"È una situazione nella quale si ripropone uno schema: vanno bloccati i ladri ma non le opere", ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano. "Si tratta di arresti che, per i partiti che li hanno subiti, hanno avuto il privilegio di essere arrivati dopo
le elezioni.

Ad altre formazioni politiche in piena campagna elettorale a qualche giorno dal voto - ha osservato Alfano - non è stato riservato lo stesso privilegio dell’aspettare il voto. Credo che istituzionalmente da questo punto di vista la procura veneta
sia stata molto corretta".

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