Si è dimesso il presidente della Compagnia delle opere di Bergamo, Rossano Breno, indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sulla discarica di amianto di Cappella Cantone (Cremona), che ha coinvolto anche l'ex assessore regionale Franco Nicoli Cristiani (attualmente ai domiciliari con l'accusa di corruzione). In una nota ribadisce di essere estraneo alle accuse e di aver deciso di lasciare l’incarico perché le vicende giudiziarie "non rechino in alcun modo pregiudizio" alla Cdo di Bergamo.
Intanto il governatore della Lombardia Roberto Formigoni dice di essere dispiaciuto "per gli amici implicati in questa vicenda. Un avviso di garanzia è un'ipotesi non è una condanna, ma non ne so assolutamente nulla".
Entrando nello specifico Formigoni ha definito "perfettamente legittima" la delibera regionale per l’apertura della discaricain provincia di Cremona, finita al centro di un’inchiesta per tangenti. "E' stata approvata dalla Giunta all’unanimità" ha spiegato Formigoni sottolineando che la competenza è solo della Giunta regionale "e non di Provincia e Comuni". L’atto è stato impugnato davanti al Tar di Brescia "che ha respinto la richiesta di sospensione immediata. La delibera è perfettamente legittima".
Nel frattempo dagli atti dell’indagine risulta che Pierluca Locatelli, l’imprenditore interessato a quella cava nel Cremonese, ha ammesso di aver "pagato" l’anno scorso i vertici della Compagnia delle Opere bergamasca ora indagati: una mazzetta da 210 mila euro, di cui 25 mila in contanti, oltre a lavori gratis per la ristrutturazione di una scuola del valore, a suo dire, di circa un milione di euro. L’ipotesi alla base dell’inchiesta - che nel novembre 2011 portò in carcere l’allora vicepresidente del Consiglio Regionale ed ex assessore Franco Nicoli Cristiani - è che l’imprenditore bergamasco, per ottenere il "disco verde" per aprire la discarica, abbia dovuto versare, da una parte una tangente da 100 mila euro allo stesso Nicoli Cristiani e dall’altra oliare con una nuova mazzetta e "altre utilità" anche Rossano Breno e Luigi Brambilla, all’epoca presidente e vicepresidente della Cdo di Bergamo. La seconda tangente, stando alla ricostruzione dei pm, sarebbe stata versata perché alcuni funzionari regionali che si sono occupati dell’atto di giunta sono anch’essi legati alla Cdo.
Ed è per questo che, da quel che è trapelato dalle maglie dell’indagine, nel registro degli indagati sono stati iscritti alcuni politici e dirigenti amministrativi sui cui nomi gli inquirenti mantegono uno stretto riserbo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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