Roma non è la Buchara di due secoli fa, ma l'odore del «grande gioco» un po' si percepisce. Solo che qui da noi anche le storie di spionaggio prendono il carattere della commedia. La moglie di Walter Biot, il capitano di fregata agganciato da Mosca, avrebbe tradito perché «tiene famiglia»: il mutuo, le spese, i figli, la vita. Il prezzo dell'affare è popolare: cinquemila euro. Ti verrebbe voglia di liquidare tutto con un sorriso, la questione invece resta seria. La Russia stava per ricevere segreti militari della Nato. È poca roba, si dice. Carte che forse neppure valgono la spesa. Non importa. Il fatto resta. C'è una potenza straniera beccata sul fatto. Non è certo l'unica a spiare e l'Italia è una terra fragile, non solo dal punto di vista geopolitico. La pandemia ci rende ancora di più un Paese in svendita e mette a rischio il sistema di imprese e di marchi storici. Non è certo una novità. Il ministero degli Esteri annuncia l'espulsione di due diplomatici. L'ambasciata russa annuncia che sarà costretta a rispondere allo stesso modo. I rapporti diplomatici si fanno più freddi e Mosca imbarazza uno Stato europeo che finora non era tra i falchi sulle sanzioni economiche. Qualcuno sospetta che a Draghi la notizia non dispiaccia. L'atlantismo è una sua bandiera. La realtà è che questa storia non piace a nessuno. Cosa farà allora il governo? Si sussurra che l'Italia potrebbe chiedere all'Europa di inasprire le sanzioni. Non è detto e comunque senza fretta. Di idee su come censurare il gioco russo ce ne sono tante, ma per ora non c'è nulla di concreto o di ufficiale.
L'Italia non può più permettersi ambiguità. Non è tempo di giocare con le sirene russe, con Sputnik e i medici militari arrivati a soccorrere Bergamo un anno fa adesso assumono un profilo più inquietante. Tutto questo mentre il Copasir non si riunisce da settanta giorni. Il presidente leghista Raffaele Volpi non lo convoca. A quanto pare preferisce evitare grane con Fratelli d'Italia. La commissione di garanzia sui servizi segreti per legge spetta all'opposizione, cioè al partito di Giorgia Meloni. Solo che Salvini non ha alcuna fretta di liberarla e anche ieri ha risposto così: «Mi occupo di salute non di poltrone». Non serve raccontare l'irritazione dei suoi alleati politici. E Enrico Letta lo attacca: libera il Copasir. Oggi i presidenti di Senato e Camera, Casellati e Fico, dovrebbero dare un primo verdetto. È il primo passo per sbloccare la situazione. Forza Italia, con Elio Vito, che siede appunto al Copasir, chiede alle altre forze politiche di chiarire se stanno con l'Italia o con Putin. È una richiesta di atlantismo rivolta agli altri partiti italiani. Il Pd vorrebbe puntare l'indice contro Salvini, con l'accusa di «amico storico dei russi». Deve però prima disinnescare la mina Pinotti. Biot ha lavorato dal dicembre 2010 all'agosto 2015 al ministero della Difesa. Una nota precisa che la spia non ha mai lavorato nello staff di Roberta Pinotti. Non è stata lei a sceglierlo. Non è il caso di tirarla in ballo.
Sul blog di Beppe Grillo, con un tempismo perfetto, appare un articolo di Fabio Massimo Parenti che attacca Washington e Biden e espone le ragioni di Russia e Cina. L'accusa rispolvera la caccia alle streghe. Titolo. «Un maccartismo disastroso. Usa ed Ue hanno perso la ragione?». Di Maio legge e non gli viene per niente la voglia di sorridere. Draghi per ora non ci tiene a enfatizzare più di tanto l'affare Biot.
È già abbastanza evidente. Un messaggio sottotraccia però arriva: l'Italia sa di essere uno dei terreni del «grande gioco», ma non è più disponibile a nascondere quello che accade. E le interferenze non sono soltanto russe.
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