Tentazione pericolosa

Il peggiore dei rischi che può correre la politica è dare tutto per scontato. Specialmente il consenso e, in particolar modo, la vittoria

Tentazione pericolosa

Il peggiore dei rischi che può correre la politica è dare tutto per scontato. Specialmente il consenso e, in particolar modo, la vittoria. Queste elezioni che toccano due Regioni, Lombardia e Lazio, ma riguardano più di 15 milioni di italiani, sono partite in sordina e hanno continuato a camminare sottotraccia, con il silenziatore, come per non disturbare gli elettori e fare dimenticare loro che questo è il prezioso momento in cui si decide il conducente per i prossimi cinque anni. Certo, l'esito è sembrato subito scontato, ma la presunzione, in questo ambito, è un peccato capitale nel quale non devono inciampare gli elettori.

Capiamo la tentazione, il retropensiero che fa dire a molti «i giochi sono già fatti»: la Meloni è a Palazzo Chigi, il governo è saldamente al suo posto e l'onda lunga della vittoria del 25 settembre tiene alta la maggioranza in tutti i sondaggi. Di più: non si vede all'orizzonte neppure la parvenza di un'opposizione. Non a caso quella più solida e pervicace è sembrata quella fluidissima di Sanremo ma, almeno per il momento, il nome di Amadeus non è su nessuna scheda elettorale. In Lombardia il Pd si è alleato con i Cinque Stelle quindi col nulla, perché di fatto i grillini in questa regione non esistono e ha presentato Pierfrancesco Majorino, un candidato talmente di sinistra da avere spiazzato persino una parte dei dem: è la perfetta linea rossa che unisce i salotti radical chic della Ztl ai centri sociali, ovviamente senza passare mai dalla periferia o dalle province. Renzi e Calenda, non potendo vincere, si accontentano di fare perdere il Pd, candidando la diversamente amata ex sindaca di Milano Letizia Moratti. Due regali ad Attilio Fontana, in teoria.

Nel Lazio è saltato il (tristemente) rodato sistema giallo-rosso: i democratici e i pentastellati hanno deciso di correre separatamente, lasciando un'autostrada a Francesco Rocca, candidato di Fdi, Fi e Lega. Ma le autostrade vanno riempite, altrimenti sono solo dei deserti che non servono a nulla. E i dati dell'affluenza che abbiamo visto fino a ieri sera non fanno ben sperare.

Tutti i presupposti che abbiamo citato sopra sono necessari, ma non sufficienti al successo del centrodestra. Perché vincano i moderati c'è semplicemente bisogno che i moderati che sono maggioranza nel Paese vadano alle urne.

Non basta pensare che intanto lo farà qualcun altro al proprio posto o che gli avversari sono talmente sgangherati da potersene rimanere sul divano aspettando gli exit poll. Astenersi significa dismettere un pezzo della propria responsabilità democratica, delegare ad altri la propria scelta. Ed è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno, proprio ora che il vento è cambiato.

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