Il settimanale L'Espresso, fin dalla sua fondazione sempre al fianco dei magistrati anche nelle loro inchieste più scellerate di cui si è fatto megafono acritico (le più famose sono quelle patacche sul presidente Leone e sulla virologa Capua), a sorpresa dedica ben dieci pagine del numero in edicola ai «Magistrati sfiduciati» che si troverebbero «al minimo di credibilità e autostima che, con un Csm bloccato dalle correnti dopo il caso Palamara, ora temono che la politica porti l'attacco decisivo alla loro indipendenza».
Di primo acchito vien da dire: finalmente anche da quelle parti si accorgono del disastro. Ma poi uno legge e si rende conto che non si tratta di una operazione verità, ma di una operazione nostalgia dei bei tempi in cui i pm potevano scorrazzare senza dover subire critiche o punizioni e i panni sporchi si lavavano nel chiuso di una stanza, lontano da occhi indiscreti invece che sulla pubblica via.
Gian Carlo Caselli, Armando Spataro e altre vecchie glorie della magistratura confidano a L'Espresso la loro depressione per il triste momento che vive la categoria, ma si tengono ben lontani dalle cause, sulle quali per la verità non vengono neppure sollecitati. Che è un po' come se i politici protagonisti della Prima Repubblica esaltassero la loro stagione senza fare un piccolo accenno autocritico per l'abuso che fecero della finanza pubblica. Più che fare un'inchiesta, probabilmente L'Espresso ha voluto esorcizzare la paura dei suoi amici magistrati per essere stati presi - grazie anche ai racconti di Palamara - con le mani nella marmellata, o meglio sarebbe dire nella palta.
Depressi loro? Depressi sono le migliaia di cittadini ingiustamente arrestati, i politici perseguitati e rovinati che poi sono risultati innocenti, gli elettori che hanno visto vanificato il loro voto da spericolate trame giudiziarie.
Il tentativo mi sembra chiaro: altro che commissioni d'inchiesta, repulisti e cambio delle regole, chiudiamola lì, chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato. E chi la pensa diversamente va zittito, perché i magistrati sono vittime di una «campagna di aggressione».Come dire, processi in arrivo, preparate gli avvocati.
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