Tondini al risparmio e sabbia: ecco perché crollano ponti e cavalcavia

In tutto il mondo crollano i ponti. Ma in Italia ci sono dei motivi in più: troppo spesso vengono usati materiali non idonei alla costruzione

Tondini al risparmio e sabbia: ecco perché crollano ponti e cavalcavia

I ponti crollano. Sono sempre crollati e probabilmente continueranno a farli. Ma se l'Italia vanta di essere il Paese dove ancora si possono osservare le meraviglie architettoniche di romani, bisogna chiedersi perché viadotti moderni e ponteggi ultra-ingegneristici collassino su se stessi così spesso.

La risposta, come scrive La Stampa, è nel calcestruzzo. Questo materiale è stato inventato a metà del XIX secolo e ancora non sappiamo quanto a lungo possa durare. Un secolo e mezzo non basta per essere certi che sia un materiale eterno, come gli inventori feceri credere. Come scrive La Stampa, "i ponti moderni sono costruiti in calcestruzzo armato, una miscela di cemento, acqua, sabbia e ghiaia che viene 'armata' con sbarre di ferro e acciaio". Quali sono i suoi limiti? A indebolirlo sono "l’azione dell’acqua e dei sali corrosivi che possono aggredire l’armatura di ferro e comprometterne la resistenza alla trazione, principale motivo per cui è stata inventata l’armatura". Punti deboli. Ai quali si aggiungono tradizioni tutte italiane per risparmiare tempo e denaro. Spesso i costruttori italiani riducono la sezione dei tondini in ferro e inseriscono quelli lisci inziché "costati".

Inoltre usano sabbia di mare al posto di quella di fiume, anche se la salinità della prima corrode i tondini già indeboliti dalla sezione ridotta. E così, aggiungendoci una lunga sequela di errori umani, i ponti italiani crollano. Alla faccia degli antichi romani.

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