“Topi come serbatoio": doppio salto di specie del vaiolo delle scimmie

Non c'è nessun allarme sul vaiolo delle scimmie ma gli esperti cercano di capire quale sia l'origine del contagio tra uomo e uomo: ecco l'ipotesi formulata dal prof. Andreoni

 “Topi come serbatoio": doppio salto di specie del vaiolo delle scimmie

Iniziamo con il rassicurare i pessimisti: non c'è alcun allarme sul vaiolo delle scimmie, non esiste alcuna possibilità che si possa sviluppare una pandemia e la situazione resta sotto controllo. Due anni con il Covid ormai fanno temere il peggio quando si parla di un qualsiasi virus ma non è questo il caso. La cronaca, però, ci impone di raccontare i tre casi certificati dallo Spallanzani di uomini che rientravano dalle Canarie e da Vienna. Nessuno di loro si conosce e il virus è stato probabilmente importato. Dall'Istituto di Malattie infettive di Roma sottolineano come i pazienti stiano bene e il grado di pericolosità del virus è bassissimo.

Come si trasmette

Come abbiamo visto sul Giornale.it, quanto successo a Londra con i 7 casi di cui quattro nella comunità gay ha fatto ipotizzare che il virus si sia potuto trasmettere da uomo a uomo dal momento che nessuno dei contagiati proveniva dall'Africa a parte uno per il quale è stato escluso un contatto diretto con l'animale. Da puntualizzare soprattutto che non è una malattia a "trasmissione esclusivamente sessuale, non bisogna stigmatizzare questa situazione, è un’ondata diversa da come l’abbiamo conosciuta negli anni passati. Il virus si trasmette per contatti stretti che non sono solo sessuali", spiega al Messaggero il primario dell’Unità operativa complessa “Immunodeficienze virali” dello Spallanzani, Andrea Antinori.

Il ruolo dei "droplets"

Con Sars-CoV-2 abbiamo imparato che il contagio avviene con le goccioline di salive, chiamate droplets, se si è ravvicinati al nostro interlocutore e rappresenta in pratica il primo motivo per cui ci si può infettare, soprattutto con Omicron che è molto diffusiva. Così non è per il vaiolo delle scimmie, il cui contagio potrebbe anche avvenire con la saliva ma il contatto deve essere stretto, duraturo e prolungato, non è assolutamente "facile" come con il Covid. "Non c’è nessun allarme, il contagio avviene per contatti stretti e per liquidi biologici, oppure bisogna essere a contatti con feci, quindi contatti davvero molto molto stretti", ha spiegato il direttore dello Spallanzani, Francesco Vaia.

Il "doppio salto" di specie

Anche il direttore sanitario dell'Istituto, il prof. Emanuele Nicastri, ha specificato che si tratta di una normale malattia infettiva che conosciamo da anni. La differenza, adesso, è che la variante del vaiolo delle scimmie potrebbe aver compiuto il "salto di specie" trasmettendosi all’uomo attraverso i roditori. "È verosimile credere che il virus dalle scimmie è arrivato all’uomo tramite i topi che si sono contagiati senza manifestare l’infezione ma fungendo da serbatoio". ha spiegato al quotidiano romano Massimo Andreoni, direttore della Simi (Società italiana Malattie infettive). Si tratta di ipotesi che lo Spallanzani indagherà cercando le differenze con quanti si erano vaccinati contro il vaiolo negli anni scorsi.

In questo modo si capirà se gli anticorpi di chi era stato immunizzato potrebbero essere utili anche contro questo virus. "In caso positivo potremmo dire a tante popolazioni che si sono vaccinate 'state tranquille ancora di più'", ha sottolineato Vaia.

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