Dopo il Covid e l'epatite di origine sconosciuta dei bambini, dobbiamo preoccuparci anche del vaiolo delle scimme? Dal primo caso isolato nei giorni scorsi siamo passati a tre casi conclamati: due uomini provenienti dalla Canarie, uno da Vienna. E si cominciano a fare alcune domande scomode? Sarà diffusivo? È vero che si trasmette solo con la saliva e i contatti stretti? Servirà un nuovo vaccino?
Il direttore dello Spallanzani, Francesco Vaia, usa toni rassicuranti. «Dopo il Covid c'è un innalzamento della soglia di sensibilità collettiva ma non c'è allarme né esiste una eccessiva preoccupazione. Dei tre ricoverati aggiunge - solo uno ha avuto sintomi febbrili mentre gli altri solo eruzioni cutanee e ingrossamento delle ghiandole. Abbiamo farmaci antivirali sperimentali pronti per essere utilizzati sui pazienti se ce ne fosse bisogno».
Niente allarmismi e cautela. Ma non si sta perdendo tempo. La prossima settimana il laboratorio di virologia dello Spallanzani isolerà il virus in modo da poter iniziare le prove di neutralizzazione con l'unico vaccino disponibile che sembra però molto efficace: quello contro il vaiolo umano.
Intanto il ministero della Salute ha allertato le Regioni per un tracciamento di eventuali nuovi casi. Anche l'Istituto superiore di sanità (Iss) ha attivato una task force mentre il ministro Roberto Speranza ritiene che «al momento nel nostro Paese non si registra una situazione di allarme e il quadro è sotto controllo». Ma il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, da medico, raccomanda di «rivolgersi al medico di fiducia nel caso in cui si avvertano i sintomi specifici di questa malattia, come la comparsa sulla pelle di vescicole tondeggianti, accompagnate da dolori muscolari, febbre o cefalea».
Gli esperti dunque concordano nel sostenere che non siamo nella situazione in cui ci trovammo all'inizio della pandemia da coronavirus: il vaiolo delle scimmie è causato da un virus conosciuto, a bassa trasmissione tramite contatti stretti con scarse conseguenze cliniche. E attualmente questa patologia in Italia riguarda comunque solo tre giovani, due rientrati dalle Canarie, il terzo da Vienna. Il paziente zero, un quarantenne italiano, rientrato a Roma dall'arcipelago spagnolo, aveva accusato sintomi parainfluenzali e una strana eruzione cutanea e i medici lo avevano subito sospettato di vaiolo. Da qui la comunicazione al Seresmi e allo Spallanzani che ha poi accertato la sua positività al Monkeypox. Giovedì si sono recati allo Spallanzani altri due uomini accusando gli stessi sintomi del paziente zero: ghiandole rigonfie ed eruzioni.
Anche all'estero il nuovo virus sta prendendo piede. Per il momento sono 110 segnalazioni da almeno tre continenti (oltre all'Africa dove è endemico), tra cui l'Australia ma solo per sette casi tra questi è nota una storia recente di viaggio in Paesi dove il virus è endemico. È raro infatti vedere il vaiolo delle scimmie varcare i confini dei Paesi africani e soprattutto diffondersi con trasmissione locale in altri Paesi.
Gli esperti dovranno capire se questi casi isolati siano il prodotto di una mutazione del virus stesso o sia una miscela esplosiva tra la ripresa dei viaggi e le mancate protezioni, visto che le campagne vaccinali contro il vaiolo si sono interrotte in molti Paesi negli anni Settanta dopo l'eradicazione (in Italia gli ultimi vaccini risalgono al 1981).L'unica certezza è che il vaccino (di cui esistono scorte ampie) è efficace in qualche modo anche contro il vaiolo delle scimmie ma alla luce dei nuovi casi un aggiornamento è d'obbligo.
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