"La burocrazia è un gigantesco meccanismo azionato da pigmei", sentenziava Honoré de Balzac. Una descrizione che rispecchia fedelmente il nostro Paese, sovrastato e bloccato da una mancata semplificazione normativa, dalle lungaggini burocratiche, da una bassa qualità dei servizi pubblici e dall'onerosità degli adempimenti.
Ostacoli che fanno sprofondare l'Italia in fondo alle classifiche nel confronto internazionale. Infatti, in base a quanto emerge dal rapporto sulle determinanti dell’economia sommersa realizzato dall’Ufficio Studi di Confcommercio, nel 2010 il nostro paese è al ventesimo posto su venticinque nella graduatoria sul grado di complessità della burocrazia a livello internazionale.
Il rapporto Confcommercio, che si basa sui dati del world economic forum e della Banca mondiale, spiega che "il nostro Paese soffre in maniera accentuata di eccessiva burocrazia e la percezione di come lo Stato risponde ai cittadini-imprese è rimasta sostanzialmente invariata nell’ultimo decennio".
Se al peso della burocrazia si aggiunge quello della lentezza della giustizia, ecco che il quadro non può far altro che peggiorare. Infatti, secondo il rapporto, l’Italia registra il più basso livello di efficienza del sistema giudiziario ed è agli ultimi posti per la capacità di risolvere controversie tra imprese, per la diffusione di pagamenti irregolari e tangenti, per i costi e i tempi di adempimento degli obblighi fiscali".
Inoltre, per quanto riguarda la diffusione di pagamenti irregolari e di tangenti, il Belpaese occupa il 25esimo posto, prima della Slovacchia, segnalando un peggioramento di una posizione rispetto al
2000. In particolare, il tempo di attesa per una sentenza di fallimento o di insolvenza è raddoppiato passando da uno a quasi due anni (circa cinque volte i tempi dell’Irlanda e il doppio del Regno Unito).
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