"Ha sparato con il fucile all'altezza della spalla nella posizione di chi è intento a mirare un bersaglio". Così si legge nelle motivazioni della sentenza con cui la Corte d'Assise d'Appello di Brescia, lo scorso 28 settembre, ha condannato a 9 anni e 4 mesi di carcere Mirco Franzoni, il 34enne di Serle che il 14 dicembre 2013 uccise con un colpo di fucile un ladro che era entrato a casa del fratello. "La tesi difensiva di uno sparo puramente accidentale, esploso in quanto la persona offesa avrebbe cercato di strappare l'arma dalle mani dell'imputato, è del tutto irragionevole e inverosimile". Invece "ha sparato con il fucile all'altezza della spalla nella posizione di chi è intento a mirare un bersaglio", riportano i giudici nelle 72 pagine di motivazioni depositate ieri.
Il tentativo di furto era avvenuto intorno alle 22 del 14 dicembre 2013. Sorpreso a rubare dai proprietari di casa, il 26enne albanese Eduard Ndoj aveva cercato di scappare per le vie del paese nel Bresciano, inseguito dai Franzoni e da alcuni amici. Una volta raggiunto il ladro, ci sarebbe stata una colluttazione durante la quale sarebbe poi partito il colpo di fucile fatale per l'extracomunitario. A ridosso del tragico episodio, Franzoni era rimasto in cella cinque giorni per poi essere scarcerato per l'assenza di gravi indizi di colpevolezza. L'autopsia sul corpo della vittima confermò che il colpo era stato esploso da posizione ravvicinata raggiungendo il ladro tra il petto e la spalla. Processato per omicidio volontario, Franzoni era stato condannato in primo grado a 9 anni e 4 mesi di carcere, pena confermata in appello. La pm titolare del fascicolo, Kati Bressanelli, aveva chiesto 16 anni.
Per la Corte, il colpo fatale sarebbe stato esploso a una distanza di almeno due metri dalla vittima. Tesi che smentisce la versione della difesa dell'imputato, in base alla quale sarebbe stata una colluttazione con il ladro a far partire il colpo di fucile mortale. "Una volta che trova il ladro, Franzoni fa chiamare da un compaesano i carabinieri. Se avesse voluto ucciderlo avrebbe sparato prima", avevano - inutilmente - spiegato i legali della difesa.
La vicenda era finita su tutti i giornali e la comunità di Serle si era stretta attorno al 34enne bresciano, lanciando una raccolta fondi per pagare la provvisionale disposta dalla corte d’Assise (50mila euro ai genitori del 26enne albanese e 25mila al fratello del ragazzo), come "sostegno economico" alle spese legali "del nostro Mirco".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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