Uccise il ladro, il giudice lo assolve: "Non aveva alternative". E gli ridà la pistola

Francesco Sicignano aveva ucciso il ladro albanese che gli era entrato in casa. Ieri è stata archiviata l'inchiesta per omicidio volontario

Uccise il ladro, il giudice lo assolve: "Non aveva alternative". E gli ridà la pistola

E adesso i giudici gli restituiscono anche la pistola. Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio d'Adda che il 20 ottobre 2015 uccise un ladro che gli era entrato in casa, da ieri è un cittadino senza guai con la giustizia: il giudice preliminare, accogliendo la richiesta della Procura, lo ha prosciolto dalla accusa di omicidio volontario per avere agito in stato di legittima difesa. La opposizione della famiglia del ladro, l'albanese Gjergi Gjoni, è stata respinta. Nel suo provvedimento, il giudice Teresa De Pascale dà atto che in quei frangenti Sicignano non aveva alternative. E dissequestra l'arma, restituendola al pensionato. Unico grattacapo: la Prefettura dovrà valutare se ha ancora i requisiti per il porto d'armi.

Secondo il giudice, era chiaro fin dall'inizio delle indagini che Gjoni "si fosse introdotto nell'abitazione scavalcandone la recinzione al fine di commettere, unitamente a due complici, un furto in abitazione". E riporta la versione di Sicignano, che dopo avere sentito i rumori in cucina era sceso con la sua Colt 38: "vedevo un'ombra con una pila tra le mani a questo punto spaventatomi ho esploso un colpo d'arma da fuoco all'indirizzo della sagoma. Premetto che era abbastanza buio e notavo solo il fascio della torcia ma ho visto che il soggetto veniva minacciosamente verso la mia persona; non sono sicuro se tra le mani avesse un'arma. Preciso che prima di sparare ho urlato contro di lui le testuali frasi 'oh, ma che cazzo fai', quindi subito dopo l'esplosione di un colpo ho visto l'uomo effettuare un salto felino dalla finestra della zona dove è posizionata la cucina e allontanarsi frettolosamente dal tetto'.

Secondo il giudice, le dichiarazioni del pensionato sono confermate da quelle dei familiari (tra cui il figlio Ivano, che racconta di avere incontrato il ladro che fuggiva vomitando sangue) sia dai riscontri dei carabinieri, dalle analisi medico legali e dalle perizie balistiche. In particolare la perizia medica spiega come mai il corpo dell'albanese sia stato trovato poi all'esterno: "quest'ultima consulenza dissipa definitivamente ogni residuo dubbio in merito all'accaduto. Le verifiche dei consulenti hanno appurato compiutamente la possibilità per il Gjoni di muoversi e quindi di tentare la fuga nonostante la ferita causata dal proiettile".

Ed ecco le conclusioni: "È palese come in questo caso siano integrati entrambi i presupposti che consentono di rendere operativa la presunzione assoluta di proporzionalità dell'offesa". "Sussiste il rapporto di proporzionalità" tra il pericolo corso da Sicignano e la sua reazione, aggiunge il giudice. Sicignano ha sparato "sulla base dell'esistenza di un pericolo attuale e incombente di una aggressione ai suoi danni (...

) l'azione di avvicinamento del Gjoni ha sicuramente fatto insorgere nell'indagato il concreto timore di una imminente aggressione, tale da indurlo a reagire nell'unico modo in quel momento possibile". Anche se avesse voluto scappare, scrive il gip, Sicignano non avrebbe potuto farlo: così il decreto riconosce "l'esistenza di tutti i requisiti propri della legittima difesa domiciliare".

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