Il pm di Vasto ha chiesto l'ergastolo per Fabio Di Lello per l’omicidio di Italo D’Elisa, il 22enne che aveva investito e ucciso sua moglie.
Una storia di dolore e vendetta iniziata il primo luglio 2016, quando il giovane D'Elisa aveva travolto con l'auto lo scooter su cui viaggiava Roberta Smargiassi, uccidendola. Dall'inchiesta aperta in seguito all'incidente, è emerso che il 22enne, indagato per omicidio stradale, era passato con il rosso, investendo la donna, che invece aveva il verde, al centro dell'incrocio.
Sei mesi dopo, il primo febbraio 2017, D'Elisa viene freddato da tre colpi di pistola davanti a un bar. A sparare è Di Lello, il marito di Roberta Smargiassi, che dopo l'omicidio era andato al cimitero e aveva posato l'arma, una calibro 9 regolarmente detenuta, sulla tomba della moglie.
Questa la vicenda ricostruita dalle carte dell'inchiesta che questa volta vede imputato Di Lello per omicidio volontario e premeditato. Il procuratore di Vasto, Giampiero Di Florio, ha chiesto per lui l'ergastolo a conclusione della requisitoria davanti ai giudici della Corte D'Assise di Lanciano.
“Non c’è una ricostruzione alternativa dei fatti, abbiamo dimostrato le prove evidenti sulla premeditazione - ha affermato Di Florio, chiedendo alla Corte di non concedere le attenuanti generiche - Fabio Di Lello non è stato avvertito da alcuno quando Italo D’Elisa è giunto al bar. Di Lello conosceva le abitudini di vita del giovane ucciso. Oggi abbiamo ricostruito l’intero fatto, con slide e video, e riteniamo non si possa trovare la provocazione e la minorata difesa. Si vede anche il momento in cui Di Lello spara a D’Elisa”.
La difesa, invece, respinge la tesi della premeditazione, che può fare la differenza tra l’ergastolo e i 30 anni. “Amore per mia moglie e follia per quanto è successo in quel momento, per il grande dolore che avevo in quel periodo. Sono pentito e dispiaciuto per quanto ho fatto”, ha detto Di Lello ai giudici.
“Di Lello ha parlato per far capire alla corte cosa provava in quel momento – hanno spiegato i difensori Giovanni Cerella e Pierpaolo Andreoni - Non c’è stata nessuna premeditazione da parte
di Di Lello che ha incontrato D’Elisa in modo casuale”.Ora spetta ai giudici decidere se, per l'omicidio del 22enne, l'imputato merita la condanna al carcere a vita. La sentenza è prevista per il 24 marzo.
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