Un uomo si è incontrato in gran segreto con l'amante, scoprendo poi che la donna era positiva al coronavirus. Risultato? Il signore è stato contagiato dall'infezione di Covid-19 e come ulteriore conseguenza ha fatto ammalare anche il figlio di tredici anni.
La vicenda nella provincia di Rovigo ha dell'incredibile ed è una delle tante storie relative a quegli italiani che fanno i furbetti, aggirando le misure d'emergenza di contenimento adottate dal governo, con il decreto Cura Italia, per arginare la pandemia di coronavirus, che ha provocato nel Belpaese – ma anche in tutto il Vecchio Continente e nel mondo intero – una crisi sanitaria ed economica senza precedenti.
A riportare la storia è il Messaggero, che scrive come le autorità sanitarie del Polesine siano a venute a conoscenze del caso del teenager "il quale la ricostruzione dei possibili contatti con un caso positivo ha portato ad una scoperta che è stata stigmatizzata dal dg dell'Ulss Compostella". E la scoperta è appunto quella relativa a quella relazione "clandestina" del papà del ragazzino con una donna risultato già infettata dal Covid-19. E quella di incontrarsi e vedersi con il proprio partner – a meno che si viva sotto lo stesso tetto – non rientra certo nei motivi che permetto agli italiani di uscire di casa, visto che i cittadini hanno il diritto di uscire dalla propria abitazione – muniti del modulo di autocertificazione – solo per urgenze lavorative, di salute o di necessità, come fare la spesa al supermercato o recarsi in farmacia per comprare le medicine.
I vertici sanitari dell'Ulss di Compostella (in provincia di Vicenza) riferiscono che il caso positivo – ovvero il 13enne – è stato analizzato e per indagare su come abbia contratto l'infezione, il Servizio igiene si è impegnato a mappare i contatti, peccato per che nel suo caso non erano state fornite tutte le informazioni necessarie; erano state infatti celate le info relative alle uscite illecite del genitore, che aveva appunto avuto contatti non riferiti.
Da quanto riporta il quotidiano capitolino, si legge che la struttura ospedaliera, per completare la mappa, ha dovuto raccogliere "informazioni sulla famiglia del ragazzino che ci hanno permesso di metterle assieme con quelle che avevamo già e di capire che qualcuno non si è comportato in modo responsabile, dimenticando o omettendo, altri contatti che aveva avuto. Ci vuole responsabilità, non deve esserci alcuna ritrosia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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