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Quel vento che porta la luce nelle nostre case

È un'energia pulita e costante. E si può produrre con ritorni economici interessanti Chi ci sta credendo di più è Erg. Forti investimenti in Italia e in altri Paesi del mondo

Quel vento che porta la luce nelle nostre case

Non è tra i principali nemici dei volatili: lo confermano ricerche svolte in tutto il mondo. Ed è un falso mito anche che deturpi il paesaggio, a patto di non creare impianti nel contesto di scenari naturali e artistici di notevole pregio e di fare le scelte giuste in fatto di dimensioni e varianti cromatiche. Stiamo parlando degli aerogeneratori con cui si produce l'energia eolica. Una fonte rinnovabile che - al contrario di quanto affermano i detrattori - aiuta a proteggere l'habitat naturale e la salute umana evitando l'emissione di significative quantità di CO2 e sostanze inquinanti. Sfruttare il vento, presente in quantità in alcune regioni della Penisola, in particolare nel Sud, permette inoltre al nostro Paese di ridurre l'importazione di materie prime per la produzione di energia, quali gas, petrolio e carbone, per i quali dipendiamo dall'estero per l'80% del nostro fabbisogno. Una dipendenza che non è tra le più auspicabili in un periodo di turbolenze geopolitiche come l'attuale.

Secondo dati di fonte Anev (Associazione nazionale energia del vento), al 31 dicembre 2013 in Italia erano presenti 6.299 aerogeneratori di varia taglia, per un totale di potenza installata pari a 8.556 MW. La quota d'energia prodotta nel 2013 da fonte eolica ha così raggiunto circa 15 TWh, pari al fabbisogno di circa 15 milioni di persone. L'Europa, sempre a conclusione dello stesso anno, ha registrato una potenza installata di 120.968 MW, mentre il resto degli altri Paesi del mondo si è attestato a 196.613 MW.

A fare la parte del leone in questo settore, a livello globale, è la Cina, con oltre 90 mila MW installati. A salire sugli altri due gradini del podio sono stati due Paesi europei: Germania (33.730) e Spagna (22.956), seguiti da India (20.150) e Regno Unito (10.531). L'Italia si è piazzata ottima quinta, sopravanzando di qualche centinaio di MW la Francia (8.254).

I dati sono destinati a essere aggiornati alla fine di quest'anno, visto l'impegno di molti produttori a potenziare la propria presenza nell'eolico. Un settore, peraltro, in grado di creare molti posti di lavoro, basti pensare che, secondo uno studio congiunto Anev-Uil, nel 2013 in Italia erano circa 34mila gli occupati in questo comparto, di cui 8.529 addetti diretti. Un buon motore di nuova occupazione che però rischia di rallentare a causa dell'attuale sistema di accesso agli incentivi che, a detta dell'Anev, dati alla mano, sta di fatto bloccando lo sviluppo ulteriore di un mercato ancora molto promettente e che potrebbe dare una spinta cospicua alle politiche di rilancio economico del nostro Paese.

Un mercato che ha attratto molti attori importanti, italiani ed esteri. Tanto che alcuni gruppi industriali hanno rimodellato il loro perimetro di business spostando i loro investimenti in questo settore che promette ritorni economici interessanti. Tra questi Erg che, con l'acquisizione nel 2013 della società Ip Maestrale da Gdf Suez , è diventato il primo operatore dell'eolico in Italia (1.087 MW), con una quota di mercato del 13%. Subito dietro Enel Green Power (9%), Edison Energie Speciali (6%), Edf (5%) e altri (rielaborazione Erg Renew su dati Anev). Erg, attraverso la controllata Erg Renew è attiva anche in Germania (86 MW), Francia (64 MW) e nell'Est Europa dove recentemente ha acquisito un progetto oggi in fase di sviluppo in Polonia (42 MW). Attraverso la jv Lukerg Renew è anche presente in Bulgaria (54 MW) e Romania (154 MW). La società ha più volte ribadito la volontà di continuare a crescere nel settore in particolare all'estero, con una particolare attenzione al mercato Sudamericano.

La strategia seguita in questi anni ha portato benefici ai conti del Gruppo così come confermato recentemente dall'amministratore delegato Luca Bettonte che commentando la relazione finanziaria semestrale al 30 giugno di quest'anno ha affermato: «In un contesto di scenari energetici ancora complessi sia in Italia che in Europa - la crescita del margine operativo lordo e del risultato netto di Gruppo, conferma la validità delle scelte strategiche effettuate con la definitiva uscita dalla raffinazione costiera e la significativa crescita nel settore eolico».

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