
Per farla breve, Ventotene è di una tristezza sconcertante. Da quando Venezia ha passato la mano (in un luna park si sorride d'ufficio) il primato del «bella, però è tanto triste» spetta a lei, Ventotene, più un modo di dire che un'isola visitata per davvero, un po' come l'Aventino romano: tanto che mercoledì sera, su Google, prima dei tg c'è stato un picco delle ricerche «Ventotene» (più di centomila) dopodiché l'isola che ispirò il Manifesto del 1941 ha registrato un altro picco alle 20.36. Va da sé che una vasta platea, dell'isola, ignorava probabilmente l'esistenza, mentre un'altra parte comunque se lo sarà chiesto: «Ma com'è? Ci sei stato?».
Sì, ed è di una tristezza sconcertante: lo dicono, tra gli altri, i tanti romani che in tarda estate vanno a svernare nella vicina Ponza (i milanesi non ci mettono piede) e che, nelle giornate terse, guardano la sagoma di quell'altra isola che compone le Pontine e che è considerata un altro mondo, un altro mare, un altro tempo: è la versione italiana delle isole di Diomede nello Stretto di Bering, tra Asia e America, tra Russia e Stati Uniti: vicinissime, ma parlano due lingue diverse (una è russa, altra americana) e sono separate dalla linea internazionale del cambio di data: quando su una comincia un nuovo giorno, sull'altro è finito da un pezzo. Così a Ventotene, l'isola dello ieri, simbolo cristallizzato di un passato mesto e indisponibile a revisioni. Ventotene e Ponza furono entrambe un confino fascista, anzi, Ponza lo fu molto di più: ospitò il futuro presidente Sandro Pertini nel 1935 più altri personaggi di sinistra come Giorgio Amendola, Lelio Basso, Pietro Nenni, Mauro Scoccimarro, Giuseppe Romita, Pietro Secchia, Umberto Terracini e tanti altri, però fa niente, di sinistra viene considerata quell'altra, che è più piccola, meno di due chilometri quadrati, 600 abitanti d'estate e quattro fantasmi d'inverno, terra di confino ancora per Pertini che v'incontrò Umberto Terracini, Pietro Secchia, Luigi Longo, Mauro Scoccimarro, Ernesto Rossi e Altiero Spinelli. Il famoso Manifesto è degli ultimi due. Passavano da un'isola all'altra, ma perché soltanto una è considerata di sinistra? Risposta: perché sì (ragione prevalente) e perché le isole si prestano di più al dualismo gaberiano del genere bagno/doccia, culatello/mortadella e così via: la geologia, e millenni di storia, non mentono; Ventotene è paesaggisticamente più monotona e con poche sorprese, un piccolo affresco a tinte pastello, mentre quell'altra, Ponza, ha scogli imperiosi che affiorano da un mare dai cento colori, una mistura di quadri di Böcklin, insomma, a Ponza nessuno avrebbe battezzato una «Piazza del Confino politico» come hanno fatto a Ventotene, e mai un regista di sinistra come Paolo Virzì ci avrebbe ambientato il suo emblematico «Ferie d'Agosto» del 1996, pellicola che metteva in contrapposizione due famiglie in vacanza dopo il dilemma divisivo rappresentato dal maggioritario e da Berlusconi. Quel film, appunto ambientato a Ventotene, dice molto. È lo scontro tra un gruppo che fa capo a un intellettuale di sinistra e un altro gruppo capeggiato dal proprietario di un'armeria (il classico generone romano) e che peraltro Virzì ha aggiornato con un sequel dell'anno scorso, ambientato sempre a Ventotene ma 28 anni dopo: ci sono ancora l'intellettuale di sinistra, ormai morente, e suo figlio che è un imprenditore del web sposato con un fotomodello. La sacra isola del Manifesto ospita anche le nozze di un'influencer caciarona che si trascina dietro un codazzo di giornalisti, curiosi e arrampicatori. Su tutto tetreggia il vicinissimo isolotto di Santo Stefano (due chilometri, ovviamente a Est) col suo fatiscente carcere circolare edificato nel periodo borbonico e in uso fino al 1965.
Se si digita «Ventotene» sul portale della Camera scendono estratti di numerosi parlamentari che nei primi anni della Repubblica parlavano di arresti, morti e della «triste isola», dove oggi i turisti scrutano l'orizzonte spaparanzati su sedie di plastica bianca. Visitano il faro, la peschiera, le vasche ittiche di epoca romana scavate nella roccia.
Le antiche cisterne per l'acqua hanno un certo fascino, e la più conosciuta, ovviamente, si chiama «dei carcerati». Gli appassionati di archeologia sono i benvenuti, ma Ventotene è anche un buon posto dove tirarsi un colpo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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