Caleb Ndong Merlo, l'uomo originario del Camerun accusato di aver ucciso la madre adottiva, Paola Merlo, nel luglio 2018 a Vercelli, è stato dichiarato dai giudici colpevole di omicidio premeditato. Il 39enne è stato condannato all'ergastolo. Accolte le richieste da parte dei pubblici ministeri Francesco Alvino e Davide Pretti. L'imputato, che si è sempre dichiarato estraneo ai fatti, alla lettura della sentenza si è portato le mani al volto in segno di disperazione. Come è possibile leggere da FanPage, i legali di Merlo hanno annunciato di attendere le motivazioni da parte dei magistrati, per poi ricorrere in appello.
Caleb Ndong Merlo, difeso nel corso del processo dall'avvocato Alessio Soldano, secondo quanto ritenuto dal tribunale, avrebbe ucciso la madre adottiva per motivi di denaro. L'uomo avrebbe in seguito simulato un incidente domestico. Caleb avrebbe avuto il vizio del gioco e non si faceva scrupoli ad utilizzare il denaro della genitrice per passare il tempo dinanzi alle macchinette presso i centri scommesse. A confermare questa versione è stato un poliziotto della Squadra Mobile con tali parole: "Non lavorava ma, in base alle testimonianze raccolte, dissipava tutto il patrimonio della madre e chiedeva in giro soldi. Anche il giorno dell’omicidio sostiene di essere stato in una sala scommesse, ma in realtà le celle telefoniche, nell’orario da lui indicato, lo collocano a casa".
Secondo la versione di Caleb, la madre adottiva sarebbe stata vittima di un incidente domestico. La donna, secondo quanto raccontato dall'uomo, sarebbe caduta in bagno da una scala. Una tesi a cui i conoscenti e gli amici della vittima non hanno mai creduto.
Una coppia di anziani che ha presenziato in aula, ha raccontato: "All’ora del Tour De France, verso le tre, dall’appartamento si sentiva Caleb che urlava frasi come ‘Sta zitta, sta zitta, non gridare'.
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