La tesi potrebbe sembrare paradossale: l'articolo 3 della Costituzione, laddove afferma che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” è discriminatorio e razzista.
Perché? Il "colpevole" sarebbe quella parolina, "razza", ormai desueta dopo che antropologia e genetica hanno dimostrato da decenni che, nell'uomo, le razze non esistono. È questa la tesi di alcuni antropologi, tra cui Gianfranco Biondi e Olga Rickards, che hanno sottoscritto un appello indirizzato alle massime cariche dello Stato per la modifica della Carta in questo senso.
"Sostenere che le razze umane non esistono non significa affatto misconoscere le differenze biologiche esistenti tra i diversi popoli dell’umanità - si legge nell'appello diffuso tra l'altro sul sito scienzainrete.it - Significa solo ritenere che quelle differenze non possono essere analizzate e tantomeno comprese attraverso lo strumento scientifico del livello tassonomico della razza."
Tra gli esempi da seguire viene citato quello della Francia, che ha abolito da tutti i documenti ufficiali quel termine contestato "razza", in riferimento all'uomo. Oltralpe, però, la proposta, vouta dalla sinistra, era stata presentata - e poi approvata - proprio per "togliere ogni legittimità giuridica alle teorie razziste".
Naturalmente le modifiche alla Carta nella parte relativa ai princìpi fondamentali - che, ricordiamo, comprendono i primi 12 articoli - richiedono un processo di revisione costituzionale lungo e complesso. Sarà bene, secondo gli antropologi, mettersi al lavoro al più presto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.