I fatti si erano svolti nella Val Seriana, a Bergamo, dove il titolare di un agriturismo aveva colto una sua dipendete alle spalle mentre si cambiava nello spogliatoio riservato al personale. La donna, che nella struttura faceva il lavoro di lava piatti, ha subito reagito alla violenza, ma l'uomo di 47 anni l'aveva zittita proponendole uno scambio che prevedeva la promessa del contratto regolare in cambio di prestazioni sessuali.
Dopo la violenza sessuale la donna era stata ricoverata in ospedale per lesioni con una prognosi di due mesi, nel frattempo l'uomo le aveva chiesto di non dire nulla ricordandole il patto, ma questo non è bastato per far tacere la vittima che ha denunciato il suo titolare.
La condanna
L'uomo, a cui era stata inflitta una condanna di 6 anni e mezzo, si è subito difeso dicendo di essere un padre di famiglia rispettoso delle regole giustificando il fatto come un caso isolato. Anche la difesa aveva insistito facendo ricorso alla Suprema Corte contro ciò che era stato deciso l'11 febbraio 2021. Il legale del titolare dell'agriturismo aveva difeso il suo cliente dicendo:"Avrebbero potuto essere riconosciute in considerazione dello status di incensurato dell'imputato, la cui condotta di vita precedente al fatto è stata sempre inappuntabile, essendosi in presenza di un gesto occasionale, compiuto da un onesto lavoratore e da un padre di famiglia sempre rispettoso delle regole".
La Cassazione però non ha concesso le attenuanti e ha confermato la condanna e il risarcimento di circa 45 mila euro tenendo"conto
della sofferenza non solo morale ma anche fisica, in considerazione delle conseguenze della violenza" e giudicando, secondo quanto riporta Tgcom24, la condotta "illecita da una posizione sovraordinata".
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