Un camice bianco viene aggredito dai familiari di una 52enne deceduta a Brindisi in seguito a un arresto cardiaco. È accaduto nel pronto soccorso dell’ospedale Perrino dove il personale sanitario sarebbe stato a sorpresa aggredito.
Secondo quanto riportato dalle persone presenti sul luogo nel momento dell’incidente, una donna, trasportata in ambulanza, sarebbe già arrivata in condizioni critiche al nosocomio, ma essendo positiva al Coronavirus è stata portata nell’area dedicata esclusivamente ai pazienti affetti da Covid. Non sarebbero bastati, però, i repentini soccorsi a farla riprendere, mentre i parenti erano in sala ad attendere un riscontro positivo, che purtroppo alla fine non è arrivato.
Non avendo notizie, però, secondo quanto riportato da chi attendeva i propri cari, il figlio della donna, preoccupato per le sorti della madre, avrebbe perso il controllo e capito ormai del decesso sarebbe entrato nello spazio destinato ai sanitari, vietato al personale esterno, sferrando prima un violento calcio e poi un pugno al medico che stava seguendo il caso. Solo grazie all’intervento dei vigilantes, che in modo repentino hanno avvertito le forze dell’ordine, che subito sono arrivate sul luogo, la situazione sarebbe tornata alla normalità, evitando così non solo la distruzione del box destinato al primo soccorso, ma soprattutto mettendo al sicuro chi stata semplicemente svolgendo il proprio lavoro.
Quello di Brindisi, però, non è un caso isolato. Sono sempre più frequenti i reati di aggressione in corsia, a maggior ragione in seguito alla pandemia, che ha reso la situazione ancora più tesa.
Non a caso per sensibilizzare le persone sull’argomento il ministro alla Salute Roberto Speranza, di concerto con il quello dell’Istruzione Patrizio Bianchi e quello dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa, ha firmato un decreto per indire la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, che si terrà ogni 12 marzo.
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