"Mentre veneriamo i martiri di Otranto, chiediamo a Dio che sostenga tanti cristiani che ancora soffrono violenze e dia loro il coraggio della fedeltà e di rispondere al male col bene". Decine di migliaia di persone hanno affollato, sin dalle prime ore del mattino, piazza San Pietro dove papa Francesco ha canonizzato i suoi primi santi: gli 800 martiri di Otranto, la prima santa colombiana e una suora messicana. "Oggi - ha spiegato il Santo Padre - la Chiesa propone alla nostra venerazione una schiera di martiri, che furono chiamati insieme alla suprema testimonianza del Vangelo, nel 1480". Sulla facciata della basilica, come è tradizione, sono stati appesi i drappi con l’effige dei nuovi santi. "Circa ottocento persone - ha ricordato il Pontefice - sopravvissuteall’assedio e all’invasione di Otranto da parte degli Ottomani, furono decapitate nei pressi di quella città".
I numeri della prima canonizzazione di papa Francesco sono già un piccolo record: in un’unica celebrazione eleva agli onori degli altari ben 802 santi. Papa Francesco "eredita" questi santi da Benedetto XVI che lo scorso 11 febbraio annunciò per il 12 maggio la loro canonizzazione, durante lo stesso concistoro in cui avrebbe poi pubblicato la propria decisione di rinunciare al pontificato. Oltre agli 800 martiri di Otranto, ci sono due suore fondatrici di congregazioni religiose: la colombiana Laura Montoya y Upegui e la messicana María Guadalupe Garcia Zabala. "Dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453, l’impero ottomano mirava all’espansione nell’Italia meridionale - spiega il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi - il 28 luglio 1480, una flotta di circa 140 navi con 15mila uomini apparve al largo della città di Otranto, che allora contava non più di 6mila abitanti". Il disegno era quello di cominciare dall’estrema punta della penisola salentina per conquistare l’Italia meridionale. In quel momento la difesa della città era sguarnita, perché il presidio aragonese era impegnato militarmente in Toscana. Alla richiesta di resa, gli idruntini rifiutarono decisamente. "La città fu bombardata fino al 12 agosto, quando fu conquistata dagli ottomani, che la saccheggiarono e profanarono la cattedrale, uccidendo l’arcivescovo Stefano, i canonici e tutti i sacerdoti e i fedeli che si erano rifugiati in essa - continua Amato - il giorno dopo il comandante della flotta Gedik Achmed Pascià, cristiano di origini albanesi convertitosi all’islam, ordinò che tutti gli uomini superstiti fossero condotti presso l’accampamento turco e costretti a rinnegare la loro fede". Di fronte a questa ingiunzione, la loro riposta fu immediata e decisa. La espresse, a nome di tutti, il laico Antonio Primaldo, un umile artigiano, che disse: "Noi crediamo in Gesù Cristo Figlio di Dio, nel quale siamo salvati. Preferiamo mille volte morire che rinnegarlo e farci musulmani".
Oggi papa Francesco ha ricordato il sacrificio dei martiri di Otranto: "Dove trovarono la forza per rimanere fedeli? Proprio nella fede, che fa vedere oltre i limiti del nostro sguardo umano, oltre il confine della vita terrena, fa contemplare i cieli aperti e il Cristo vivo alla destra del Padre". Da qui l'invito del Santo Padre a conservare la fede rinnovando la edeltà al Signore anche in mezzo agli ostacoli e alle incomprensioni.
"Gli 800 martiri di Otranto hanno salvato l’Italia nella sua identità cattolica e cristiana", ricorda Amato spiegando come la vicenda contribuì ad arrestare l’espansione musulmana in Europa, prima ancora della battaglia di Lepanto (1571) e prima ancora dell’assedio di Vienna (1683).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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