Sedici volte è la misura del limite. Sabato, per il sedicesimo fine settimana consecutivo, le città italiane - in particolare Milano e Trieste - sono state funestate dai cortei dei vari No Green pass, No vax ma, soprattutto, No buonsenso. Ci spieghiamo: il diritto di manifestare è sacrosanto, ma paralizzare i centri urbani di fatto bloccando le attività commerciali, prendere a calci automobili e vetrine, aggredire i giornalisti e scontrarsi con la polizia non solo non è un diritto, ma è un reato. Aggravato dalla serialità. Settimana dopo settimana i cortei sono diventati sempre più invasivi e violenti, calcificandosi in una pessima abitudine alla quale nessuno si deve abituare, a partire dal governo. Focolai ambulanti, come nel caso di Trieste, che diventano ricettacolo per tutta quella varia umanità che di professione devasta le città senza un motivo ben preciso, solo per il gusto di farlo. Facciamo un esempio: che senso ha bloccare le vie dello shopping del centro di Milano? Cosa c'entra l'interruzione di un pubblico servizio con la battaglia contro il passaporto vaccinale? Nulla. Si creano solo problemi ad un altro cittadino, in questo caso un commerciante, senza trarne alcun profitto.
Esattamente la casistica con la quale lo storico Carlo Maria Cipolla, nel suo celebre saggio Le leggi fondamentali della stupidità umana, definisce lo «stupido»: chi danneggia gli altri senza avvantaggiare se stesso o danneggiandosi.
Il no al Green pass oramai è soltanto una scusa - neppure nobile - per ipotecare un giorno della settimana all'insegna del caos.
Ed è proprio questo che lo Stato non deve tollerare: che una minoranza chiassosa e violenta tutti i santi sabati tenga in scacco la maggioranza dei cittadini. Non servono leggi particolari, basterebbe far rispettare quelle che esistono già. Non è una questione di ideologia ma, molto più prosaicamente, di civiltà.
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