La morte del 19enne graffitaro russo, travolto da un treno in corsa presso lo scalo ferroviario di Greco Pirelli a Milano, ha scosso il mondo della Street Art, diviso tra chi è disposto a sfidare la sorte pur di lasciare il segno su un convoglio e chi predica cautela.
"Correre rischi del genere fa sentire vivi, ma a volte, come in questo caso, porta a conseguenze estreme", commenta a il Giornale.it Paolo Bordino, in arte Pao, uno che di bombolette spray se ne intende. Secondo il famoso writer milanese, si può amare da morire l'arte dei murales, ma morire per un murale non è accettabile.
Un graffito vale una vita?
"Assolutamente no. Quello che è successo è una tragedia, perché quando si perde un giovane è sempre doloroso. Sono rischi che si corrono per la propria passione e che troppe volte i ragazzi sottovalutano. Dipingere i treni è alla stregua di uno sport estremo, in cui la componente adrenalinica è fondamentale".
Ma cosa porta un ragazzo a rischiare così tanto? Passione, competizione? Non è un po' andarsela a cercare?
"La ricerca di emozioni forti, il mettersi in gioco andando contro le regole comuni, la ricerca di qualcosa che dia significato a vite altrimenti omologate. Si tratta di una passione travolgente in cui la competizione è con te stesso o con il tuo ristretto cerchio di persone".
Le istituzioni tollerano, ma fino a un certo punto, i capolavori di Street Art, spesso ai limiti della legalità. Qual è il limite tra arte e vandalismo?
"La differenza è solo nella progettualità: lavori pensati e studiati hanno quasi sempre una dignità, mentre gli scarabocchi senza arte né parte non significano niente. La riflessione che i graffiti aprono è quale debba essere la gestione delle immagini nello spazio pubblico. Io trovo molto più disturbanti i cartelloni pubblicitari che impongono modelli e desideri fittizi. I graffiti, uscendo dalla logica economica, non riescono a essere inquadrati e per questo sono visti con avversione".
Restando in tema di istituzioni, ormai un anno fa, in seguito alla devastazione del centro di Milano per mano dei black bloc, i volontari del Comune cancellarono i tuoi murales in Via Cesariano, salvo poi ridipingerli tu stesso con la tua collega Linda. Rifaresti tutta quella faticaccia?
"Lo rifarei volentieri.
Quella piazzetta era stata dipinta con il consenso dei frequentatori ed evidentemente il murale era diventato parte del paesaggio, dando significato a un luogo altrimenti anonimo. La cancellazione era stato un errore dovuto alla superficialità, ma si è posto rimedio. La giunta Pisapia ha avuto un'apertura verso la Street Art, seppur con alcuni atteggiamenti schizofrenici...".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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