Luca Leggero, il poeta del Picotener

Il giovane vigneron del Canavese ha ridato nobiltà a questa variante del Nebbiolo un tempo tipica di questo territorio tra Torino e Ivrea e poi quasi scomparsa. Due le etichette, entrambe bio e di chiara ispirazione borgognona, il La Vila e il Maura Nen. Poi due Erbaluce di Caluso Docg, il Rend Nen e il Turciaura, e un Langhe Dolcetto legato a un importante progetto di agricoltura sociale

Luca Leggero, il poeta del Picotener
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Vigneron nel senso più pieno del termine, mani e piedi sempre nella terra, Luca Leggero è un rappresentante dell’altro Piemonte. “Altro” non solo perché il Canavese è assai meno blasonato rispetto alle terre del Barolo e del Barbaresco. Ma “altro” anche per l’approccio sartoriale e sperimentale, assai personale, di questo giovane di nemmeno 35 anni, che trascorse la sua infanzia a Villareggia ed entrò a contatto con il vino assai presto, grazie al nonno, appassionato segretario locale di Coldiretti.

Luca è vignaiolo praticamente da sempre. Anche quando studiava Giurisprudenza affiancava ai libri il lavoro in vigna e in cantina, facendo i suoi primi esperimenti di vinificazione. Poi, prima ancora di laurearsi (con una tesi sulla legislazione vinicola, tanto per cambiare), Luca prese in gestione un antico vigneto abbandonato in Alta Langa. L’esperienza gli fece capire che era davvero quello che voleva fare nella vita. Gli anni fatidici furono il 2014 e il 2015, quando Luca fece nascere il progetto Villareggia, in un anfiteatro morenico non lontano da Ivrea, con caratteristiche geologiche davvero peculiari: una terra dove sessanta milioni di anni fa c’era il mare e ricco di residui morenici: sabbia e pietre molto dure che rendono difficile l’attività agricola.

Oggi Luca possiede 8,5 ettari di vigneti interamente biologici, termine questo che non si riferisce soltanto a pratiche pulite e sostenibili ma anche a una filosofia di vita volta a creare un ambiente sano e in cui l’uomo e la natura sono in perfetto equilibrio. I suoli sono condotti in modo che possano esprimere la loro naturale fertilità, non vengono usati diserbanti e gli interventi agronomici sono volti al minor uso possibile del rame a vantaggio di sostanze naturali o microrganismi che collaborano al progresso dell’intero ecosistema.

Da un punto di vista enologico Luca ha scelto il progetto di riabilitare la coltivazione del Nebbiolo, che un tempo era l’uva più identitaria del Canavese (prima che venisse di fato abbandonata a favore del bianco Erbaluce) nella un tempo apprezzatissima varietà Picotener. Da questa uva Luca trae due etichette entrambe di chiara ispirazione borgognona: il La Vila è l’espressione più domestica del Picotener, un Canavese Doc che trascorre dieci mesi di affinamento in botte di rovere austriaca e in anfora e poi riposa per altri cinque mesi in bottiglia. L’annata 2022, dalla iconica etichetta di un rosso squillante, appare di un rosso rubino intenso che scivola verso il granato, ha un naso elegante di piccoli frutti rossi e di spezie con una piacevole tendenza balsamica e al sorso mostra corpo, personalità e persistenza. Il Canavese Doc Nebbiolo Maura Nen (ovvero “non maturo”) è la massima espressione enologica dell’azienda: fa dieci mesi in legno austriaco e anfora e dodici mesi di bottiglie. L’annata 2021 da me degustata è un campione di austerità: alla vista è rosso rubino con tendenze granata, al naso esibisce oltre a una nota floreale iniziale e ai frutti rossi come ciliegia e prugna, la piccantezza del pepe e la ruvidezza del cuoio. In bocca ha incedere solenne e promette lunghezza e longevità.

Poi ci sono due espressioni dell’Erbaluce di Caluso Docg, che hanno entrambi un’impronta stilistica chiaramente francese che appare legata allo Chenin Blanc della Valle della Loira. Il Rend Nen (in dialetto “non rende niente”) fa sette mesi di anfora e sette di bottiglia e nell’edizione 2022 ha un bel giallo paglierino assai pulito, un cassetto aromatico zeppo di erba falciata, frutta matura ed esotica, note speziate, di frutta secca e di miele e in bocca è piacevolmente sapido. Ho provato anche l’annata precedente, la 2021, più levigata. Il Turciaura, il “torchiato d’oro”, è nell’annata 2022 più spunto sulla freschezza e sull’agilità, ed esce dai sette mesi trascorsi in anfora e dai due mesi di defatigamento in bottiglia con profumi scalpitanti di fiori di acacia e pera e una bocca fresca e invitante.

Infine va segnalato il quinto vino di Luca, il Langhe Docg Dolcetto Bio Retrò, da uve coltivate nei vigneti di proprietà di Murazzano, nell’Alta Langa, notevole non solo per il bouquet aromatico franco e per il sorso croccante e armonioso ma perché legato a un commendevole progetto di agricoltura sociale che prevede il

coinvolgimento di persone affette da problemi psichici gravi. Una viticoltura doppiamente eroica.

I prezzi, come trovati su callmewine: il Maura Nen 27 euro, il La Vila 19,50, il Rend Nen 25, il Turciaura 19,90, il Retrò 15,90.

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