Venezia è bella e la guarderei dall’alto. Quella che è considerata una delle città più affascinanti del mondo, di certo la più straordinaria, non dispone di molte viste panoramiche: il campanile di San Marco, la terrazza del Fondaco dei Tedeschi che peraltro presto potrebbe non essere più raggiungibile, e poco altro. Per questo ha uno straordinario valore panoramico la vista che si gode dallo Skyline Rooftop Bar dell’Hilton Molino Stucky Venice, uno straordinario edificio industriale ottocentesco sull’isola della Giudecca, dal quale si guarda il centro di Venezia con il solo canale della Giudecca in mezzo, che fornisce la giusta distanza per godere dello spettacolo.
Spettacolo che, va detto, continua anche al bancone del bar, guidato dalla giovane barlady di origine romena Valentina Mircea, carattere di ferro e grande talento, alla quale manca solo di parlare italiano, cosa che sono convinto che farà molto presto, sveglia com’è. La sua drink list è stringata come piace a me, che non amo le carte sterminate. Tanto, in un bar che si rispetti, c’è sempre la possibilità di chiedere al barista un classico ben fatto oppure di accordarsi per un twist che tenga conto delle preferenze e dell’umore del cliente.
Una carta stringata, quindi, Otto drink in tutto e io li ho provati tutti, in versione ovviamente ridotta. Tutti fanno riferimento a diversi modi di vivere e sentire la città lagunare, in momenti differenti del giorno, dell’anno e del proprio sentire. Partiamo dallo Stucky Storm, che nelle intenzioni di Valentina dovrebbe incarnare una tempesta invernale veneziana, uno spettacolo di bellezza alternativa: la potenza dello Stucky 1895, il gin del bar, e del Tamdhu whisky 12yo è bilanciata dalla scia acida del succo di limone e dalla schiuma di zenzero e yuzu. Servito in un piccolo calice.
Poi c’è l’Artisan Negroni, servito nel classico tumbler e preparato con ingredienti locali: il Gin dei Sospiri, il Rabbit Bitter al radicchio di Treviso e il Vermouth Bottega creano un cocktail muscoloso e speziato, dalla bella nota amara, a cui le perle al Campari donano un tocco vezzoso, oltre che una variazione tattile. Terzo drink il 207 Sky, dal numero della suite che oggi ospita il bar: il liquore agrumato homemade si armonizza magnificamente con l’Amaro Locale 207, con l’Italicus e con una caramella agli agrumi realizzata con gli scarti della lavorazione di altre basi, perché qui in nome della sostenibilità non si butta via niente. Viene servito in un calice piccolo. Ed ecco l’ultima proposta della prima parte: il Glacial Martini a base Calvados, Martell, sciroppo alla cannella e succo fresco di pera e di arancia e crema di ricotta. Un drink di elegante esotismo.
Piccola pausa e seconda parte. Il via con il Mystique, tra i miei preferiti grazie all’affumicatura garantita dal Vida Mezcal che viene spruzzato su una base di Tequila Altos Reposados al caffè, dal distillato all’anice stellato Cadello e dal Vermuth del Professore. Servito in una coppa Martini costituisce una bevuta davvero sontuosa. Ecco poi il Sunset Palette, ispirato dai colori del tramonto, con Italicus, Recioto della Valpolicella, Nardini brandy e albume d’uovo. Un drink vagamente malinconico, servito in un piccolo calice. Il cocktail più bizzarro è il Lagoon Mist, servito in una sorta di tazza che viene refrigerata in una boule che la contiene: la forza del Bumbu Rum, l’eleganza del Campari Cask, l’amaro dell’Angostura Sugar Syrup e la scia di freschezza della nuvola al succo di arancia danno vita a una bevuta evocativa e memorabile.
Infine lo Skylight Brew, servito in un tumbler alto: un cocktail analcolico realizzato con succo d’arancia, Dilmah Tea, albume d’uovo e caramella all’arancia: freschezza e raffinatezza senza banalità. I cocktail costano tutti 22 euro, lo Skylight Brew 18.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.