Dunque, ve la faccio breve: la rapper afroamericana Lizzo (nella foto, vincitrice di quattro Grammy) ha dichiarato su Instagram il ritiro dalle scene perché stanca del body shaming, paradossalmente proprio lei che era diventata simbolo della body positivity. Da una parte penso sia il fallimento della body positivity, perché così dimostra solo di dar ragione a a chi? A chi, proprio a chi è il nocciolo del problema: per lo più le offese ricevute ogni giorno sui social. Vi ricordate Vanessa Incontrada? A un certo punto era venuto fuori che essere grassi è bello (con tanto di copertina di Vanity Fair), ma sui social stessa solfa, chi la elogiava, chi la insultava.
Ho l'impressione che il messaggio della body positivity contenga in sé la propria nemesi, anche perché bellezza o bruttezza non le puoi riformare con una campagna di sensibilizzazione, e tra l'altro se body positivity significa che essere grassi è fantastico stai discriminando i magri (oltretutto non è salutare, ma un cantante mica è un testimonial del ministero per la Salute).
Se fosse una mia amica, cosa consiglierei a Lizzo? Potrebbe fare come Mina, che in tempi non sospetti è sparita e non c'erano più i social: non si vedeva più lei come voleva vedersi. Nonostante questo ha continuato a incidere dischi, e anzi è diventata ancora di più un mito. Oppure, più semplicemente, avrei smesso di leggere cosa scrivono sui social (un dramma per Chiara Ferragni che ha dovuto mettere i commenti limitati ai suoi post, e lei dei commenti sui social ci viveva, «sei bellissima», ecc, ma quella è un'altra storia).
Mi sarei ritirata non da rapper, piuttosto dai social, che fanno sempre più schifo, e gli insulti se li beccano tutti per svariate ragioni: i leoni da tastiera si nutrono di offese e non sono leoni, ma una massa di cose rotonde che fa rima con leoni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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