Finisce la fuga del "pirata" Kim Dotcom che dopo 12 anni dovrà tornare dalla Nuova Zelanda, negli Stati Uniti dove verrà processato. Dopo oltre un decennio di battaglie legali, il fondatore di Megaupload, il sito di condivisione di file, sarà estradato negli USA, come riferito dall'agenzia Reuters riprendendo le dichiarazioni del ministro della giustizia neozelandese, che firmando l'ordine esecutivo ha messo fine ad una saga che ha tenuto banco nelle cronache mondiali per molti anni.
La storia del sito
Dotcom è stato da sempre considerato una vera icona della pirateria online, attualmente è accusato di violazione del copyright, riciclaggio di denaro e perfino racket. Megaupload il sito da lui creato, era considerato uno dei principali portali di scambio di file illegali al mondo, che ha generato dal 2008 un guadagno per lui di almeno 175 milioni di dollari, incassati tramite abbonamenti e pubblicità da chi lo usava per scaricare illegalmente canzoni, programmi televisivi e film.
Nel periodo di massima popolarità il sito era diventato il tredicesimo più visitato al mondo, tanto da causare solo alle case di produzione cinematografiche perdite per oltre 450 milioni di euro. Nel 2012 le autorità americano avevano sequestrato il dominio e chiuso il sito, che era però "rinato" con un nuovo nome, l'anno dopo in Nuova Zelanda, dove l'uomo si era rifuggiato.
Le accuse
Sempre nello stesso anno, la giustizia USA aveva depositatp le accuse contro di lui, non solo per violazione del diritto d'autore, ma anche per riciclaggio di denaro e associazione a delinquere, anche se a quell'epoca lui era già in Nuova Zelanda dove aveva ottenuto il diritto di soggiorno. Su questa vicenda Dotcom si è sempre dichiarato innocente dicendo di non poter essere ritenuto responsabile di come gli altri utilizzavano il sito. Prima ancora di questo però, Kim Schmitz, il suo vero nome che ha poi legalmente cambiato nel 2005, era già stato al centro della cronaca per altri reati penali come l'hacking, la frode e l'insider trading.
Una vita rocambolesca
Nato in Germania, venne poi arrestato nel 2002 in Thailandia lasciandosi dietro una serie di rocambolesche fughe degne di un vero pirata, finite in Nuova Zelanda dove Dotcom abita ormai stabilmente da 12 anni. Questo però non aveva fermato le autorità americane tanto che l'Fbi era arrivata fino ad Auckland e con un raid nella sua casa aveva sequestrato beni per milioni di dollari (comprese diciotto auto di lusso) e arrestato lo stesso Dotcom, che era stato però portato in una prigione neozelandese e poi liberato su cauzione.
L'estradizione
L'ordine di lasciare il paese era stato approvato nel 2017 da una corte locale Neozelandese e poi confermato l'anno dopo in appello. Nel 2020 la Corte Suprema neozelandese aveva confermato ulteriormente la decisione dei tribunali, ma solo ora è arrivato il via libera finale del ministro della giustizia Paul Goldsmith, che ha firmato l'ordine esecutivo per l'estradizione.
Cosa succederà a Dotcom
L'uomo molto presto potrebbe essere accompagnato negli USA per affrontare le varia accuse davanti a un tribunale americano, dove rischia una condanna a molti anni di prigione. Ma lui non ci sta e tramite social ha espresso accuse gravi nei confronti della giustizia americana: "Tutto è iniziato perché sono diventato un grande donatore di Wikileaks - ha scritto su X- nel momento in cui sono uscito su cauzione e ho creato Mega inviando i primi 100 mila dollari che ho guadagnato a Wikileaks, ma rifarei tutto da capo.
Al diavolo il governo criminale degli Stati Uniti", aggiungendo poi di avere una cosa in comune con Donald Trump, quella di: "Essere perseguitato dalle marionette corrotte del dipartimento di Giustizia di Joe Biden".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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