L'estate è alle spalle e in diversi Paesi europei è tornata a suonare la campanella a segnare il ritorno tra i banchi di scuola degli studenti. In Francia, però, la rentrée dalle vacanze sta facendo discutere più che altrove. Alcune studentesse, circa 300, nel primo giorno di scuola si sono presentate in classe indossando l'abaya, la tunica indossata dalle donne musulmane volta a coprire tutto il corpo ad eccezione di testa, piedi e mani, in segno di protesta contra la decisione del governo di Elisabeth Borne di vietare abiti che fossero un chiaro riferimento alla religione; oltre all'abaya, infatti, è anche vietato il qaames per gli uomini.
67 delle 300 ragazze hanno deciso di sfidare le autorità rifiutandosi di togliere l'indumento mentre la maggioranza di loro, dopo il gesto dimostrativo, avrebbe deciso di sotterrare l'ascia di guerra vestendo con abiti "laici". Il ministro dell'Istruzione Gabriel Attal ha dichiarato ai microfoni dell'emittente Bmftv che le 67 erano per lo più studentesse della scuola secondaria e che sarebbbero poi tornate a casa. Ha anche poi aperto al dialogo dichiarando che: "Nei prossimi giorni, dovranno tornare perchè devono andare a scuola e allora vedremo se hanno o meno rispettato la regola, sennò continueremo a dialogare con loro" . Ha anche poi affermato che la protesta ha interessato solo un centinaio di istituti su oltre 60mila scuole presenti in tutta la Francia nel tentativo di ridimensionare il fenomeno.
La decisione che ha portato alla protesta è stata presa negli ultimi giorni di agosto dal ministero dell'Educazione nazionale al fine di preservare la laicità dello Stato e di fare della scuola pubblica un'avanguardia in questo senso, dato che il portavoce del governo nazionale, Olivier Véran, ha dichiarato che: "La scuola è il tempio della laicità. Non si va a scuola per fare proselitismo religioso ma per imparare. Quando si è in classe non ci si deve trovare esposti a segni religiosi ostentatori" .
In queste ore, però, la miccia non si è ancora spenta del tutto. Il canale francese Lci ha rivelato che i giovani di fede islamica e non solo si stanno organizzando sulle principali piattaforme social per dare ''consigli" su come aggirare il divieto imposto dal governo. Su Instagram e Tiktok starebbero circolando dei video tutorial in cui si invitano le ragazze ad indossare abiti "estremamente ampi" in modo da coprire le forme o anche tuniche di rinomati brand di moda che non sarebbero riconducibili alla religione fondata da Maometto.
Dai propri profili personali alcune giovani, invece, incitano alla disobbedienza civile da praticare in massa per giungere allo scontro diretto con le autorità scolastiche e le istituzioni politiche. Una di queste ragazze confessa sui social: "Voglio proprio vedere come ne usciranno le autorità se ci presentiamo in tutto il Paese con abiti lunghi!"
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