Il paradosso del garante della libertà

Quello che sta succedendo in Gran Bretagna sembra un po' il cortocircuito della cancel culture

Il paradosso del garante della libertà

Quello che sta succedendo in Gran Bretagna sembra un po' il cortocircuito della cancel culture (le virgolette sono per la fastidiosità dell'ossimoro). Il nuovo premier, il conservatore Rishi Sunak, ha dichiarato guerra alla cultura woke, specialmente a livello accademico. Come abbiamo scritto più volte in queste pagine, e in questa rubrica, le università anglosassoni, sia americane sia inglesi, sono diventate il terreno di coltura (con la o) delle battaglie woke, che sono arrivate a colpire perfino Shakespeare e Churchill, figuriamoci comuni professori che sostengono, per dire, l'esistenza del sesso biologico... Insomma Sunak ha deciso di creare una nuova figura, un «controllore della libertà di parola», quello che i quotidiani inglesi hanno definito un «free speech tsar», e il termine zar, ovviamente, non è casuale.

Può esistere un «controllore della libertà di parola» o, se vogliamo, un «garante», che non sia un paradosso, almeno tanto quanto la «cancel culture»? La risposta, purtroppo, è no. Il garante della libertà puzza subito di censura. Infatti, il garante dovrebbe controllare che cosa avviene fra Oxford, Cambridge e tutte le altre eccellenze accademiche britanniche, che all'estero invidiamo molto e, nel caso individuasse qualche «scorrettezza woke», eventualmente fare una multa. Sì, un multa. E sì, i progressisti britannici si sono tutti ribellati, e hanno evocato la censura. Si potrebbero alzare le spalle, come a dire: chi di censura ferisce... È paradossale censurare Kipling, o Twain, e poi pretendere di non poter essere a propria volta censurati? Certamente lo è. Ma è rassicurante che ciò avvenga? Certamente no.

È la prova che il circolo vizioso della «correttezza», del «giudizio» (che poi è quasi sempre un «pregiudizio») continuo, dell'ottusità e del conformismo travestito da progresso e ribellione fagocita a tal punto la razionalità da mandare in tilt perfino il meccanismo che, da secoli, garantiva (senza

garanti) la libertà di pensiero nel Paese di Locke, di Churchill e di Orwell. Come se ciò che ci hanno insegnato della libertà, della tolleranza e dei rischi del totalitarismo fosse stato cancellato. Non certo dalla cultura.

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