A volte è difficile trovare le parole per raccontare una tragedia. Ma nel caso della pandemia ce ne solo alcune che, per quello che ci lasceranno in dote, difficilmente ci scorderemo. Queste, ad esempio.
AMAZON (E LE ALTRE BIG TECH) Come in ogni guerra, mentre tutti perdono tanto, ci sono sempre pochi che guadagnano troppo. Ma non se ne può fare a meno.
AUTOCERTIFICAZIONE Abbiamo capito che è un po' come la laurea. Continuano a cambiarle. In fondo è solo un pezzo di carta. Puoi bluffare facilmente. Tutto sommato è meglio averla, anche se scopri presto che non serve. Sembra che senza non puoi andare da nessuna parte; ma alla fine nessuno te la chiede. Superflua.
BONUS Risolvono tutto. Risollevano l'economia, offrono sicurezza alle famiglie, rassicurano esercenti e partite Iva, placano il senso di colpa dei politici. Da cui il detto latino «Repente dives factus est nemo bonus», «Nessuna persona onesta è mai divenuta ricca all'improvviso». Soprattutto durante una pandemia.
CHAT Si sono moltiplicate in modo inquietante. Come i Dpcm.
CRISI Dopo questa, a maggior ragione, si farà notare che la parola, oltre «pericolo», in Cina - ma solo lì, incredibilmente - significa anche «opportunità». A volte, anche un'ottima opportunità. L'economia cinese - per dire - grazie al virus ha superato quella degli Stati Uniti.
CULTURA Quella che ne è uscita peggio. I musei virtuali sono impraticabili. Le conferenze online, pesantissime. I festival da remoto, sottoprodotti. La Prima della Scala registrata, inguardabile. I concerti e gli spettacoli teatrali in extended reality, surrogati. Le videolezioni una contraddizione in termini (vedi DIDATTICA A DISTANZA). Il cinema in streaming sull'iPad, umiliante. Ma soprattutto: avete mai visto vendere una copia di un libro presentato in remoto?
DESERTIFICAZIONE Particolarmente preoccupante quella dei centri storici, causa smart working, chiusure delle attività commerciali, fughe in provincia. Si paventa il rischio di un allarmante processo socioculturale inverso rispetto alla gentrificazione, con zone abitative di pregio trasformate in aree urbane semiproletarie. Ma con i monopattini, tanti dehors e nuove piste ciclabili. A chi piace...
DIDATTICA A DISTANZA Un anno scolastico online ha dimostrato che è la negazione della natura umana, la contraddizione del buon senso e la sconfessione di qualsiasi modello pedagogico. Si può sopportare, appunto, solo in condizioni di assoluta emergenza. Da abolire il prima possibile e poi dimenticare.
DUBBI Ma davvero «La libertà individuale finisce dove inizia quella collettiva»?
EMERGENZE Almeno abbiamo imparato a distinguere quelle false. Tipo: gli isterici allarmi di ritorno al fascismo, le sovraccaricate invasioni di migranti, le finte rivoluzioni di piazza delle Sardine, il nevrotico ambientalismo di Greta, gli ingannevoli eroismi di Carola. Le cose serie, come si è visto, sono altre.
FOOD DELIVERY È cresciuto in maniera inversamente proporzionale alle libertà di movimento e alle aperture. La delivery economy vola, come i fattorini in bicicletta. Una sera sushi, una sera cena argentina, una fast food, una gourmet, una pizza, una «MU Corso Como», una Locanda Carmelina, e poi si ricomincia. Alla fine l'effetto è quello generale del lockdown. La noia.
GIOVANI Tra scuola, sport, feste e vita di gruppo, quelli che ci hanno perso di più. Ce la faranno pagare.
HAPPY HOUR Abbiamo capito presto, per fortuna, che su Zoom è tristissimo. Ci rifaremo, il doppio.
IGIENE Una delle poche cose in cui noi italiani - popolo elegante ma con l'eccessiva tendenza a baci, pacche e abbracci - ci guadagneremo. Della pandemia dobbiamo buttare tutto, un po' meno il distanziamento sociale.
LIBERTÀ Come per la privacy, le quote che abbiamo perso, impiegheremo molto tempo per riconquistarle.
LIBRI Al netto di tanta, troppa, insopportabile retorica, alla fine ci hanno aiutato molto meno delle serie tv.
LOMBARDIA (E MILANO) Ahia...
MONOPATTINI Così i sindaci ci hanno insegnato le priorità. In caso di pandemia, insieme con le piste ciclabili, devono essere il primo punto nell'agenda delle amministrazioni pubbliche. Ottimi in particolare per le città come Milano, molto fredde, con tanto traffico e una percentuale particolarmente alta di popolazione anziana. Poi danno quel senso di ordine alle piazze... Speriamo li rubino tutti.
NEGOZI E NEGOZIANTI Comunque, eroici.
OROSCOPO Per un anno lo hanno fatto, in tv e sui giornali, infettivologi, immunologi ed epidemiologi. Con la stessa affidabilità di Paolo Fox.
PAROLE Moltissime sono mutate, aggredite dal virus. Esempi. «Termometro» è diventato «termoscanner». «Familiari», «congiunti». «Televendita», «cashback». «Sano», «Asintomatico». L'espressione «social distancing» si è affermata sulla vecchia «Dammi tregua!». «Positivo» è diventato una cosa molto negativa. «Gregge», nella locuzione «immunità di...», molto positiva. Il termine «spillover» si può usare a casaccio, in qualsiasi contesto. Come «cluster». La vecchia «normalità» oggi è fantascienza. La parola «confine» è stata ampiamente rivalutata. «Plastica» si è presa la rivincita. Prima si diceva «weekend lungo», ora si usa l'equivalente «smart working». «Tamponare» prima era qualcosa che facevano solo le femmine, al volante; adesso una cosa che tocca a tutti, purtroppo. E un «involtino», da tempo, non fa più primavera.
QUESITI Ma poi: «Andrà tutto bene» o «Andrà tutto male»?
RESPONSABILITÀ (SENSO DI): Al contrario dei tanti j'accuse degli scienziati, e al netto delle inevitabili eccezioni, gli italiani in entrambi i lockdown hanno dimostrato un'insospettabile dose di senso civico e responsabilità nel rimanere in casa e rispettare ordinanze, consigli, restrizioni e decreti, non solo a volte contraddittori, ma illogici e mortificanti. E se i cittadini fossero migliori dei loro governanti?
RETORICA Ha seguito la curva epidemica. Dai canti sui balconi agli infermieri-eroi fino all'epico arrivo del vaccino, è cresciuta di giorno in giorno. Da abbattere.
SMART WORKING Molto semplice. Chi in ufficio lavorava pochissimo prima, lavora ancora meno da remoto. E chi lavorava tanto in ufficio, ha continuato a lavorare allo stesso modo da casa. Il guaio è l'immensa fascia media. Che inevitabilmente ha lavorato un po' meno a casa che in ufficio. Tutto qui.
TEMPO È quando ti illudi di averne più del necessario che ti accorgi di come sia sempre meno. Chiusi in casa, vola di più.
UGUAGLIANZA Quella temporale è stata raggiunta. Grazie a quella strana sensazione per cui tutte le giornate sono insopportabilmente uguali.
VIROLOGI Resterà il sospetto che la virologia non soltanto, naturalmente, non sia una scienza esatta, ma resti soprattutto una disciplina (biologica) rigorosamente individuale, e individualistica. Mai visti due virologi andare d'accordo, stranamente invocando, ognuno, l'unicità della verità scientifica. Mentre medici di base e infermieri hanno fatto squadra, le superstar della virologia hanno giocato da solisti. Insopportabili.
VIRTUALE Forse si è esagerato. Il lockdown ha segnato la preminenza, speriamo non definitiva, dell'immateriale sul materiale, la santificazione dello streaming, il primato dei contatti via chat, il trionfo unilaterale di Skype, i rapporti che non esistono tenuti in vita dai surrogati tecnologici, la sostituzione della telefonata personale con le videochiamate fra quattro colleghi, o amici, o compagni di classe. Più spesso compagne. «Niente sarà più come prima». Speriamo di no.
WUHAN Capoluogo della provincia cospirazionista di Hubei, nella Cina centrale. Sinonimo di «complotto». Ma prima o poi si chiarirà tutto! (Ovviamente non è vero...).
ZONE Mutano colore a seconda della politica, più che dell'infezione.
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