Da Ada Negri a Malaparte una corrispondenza geniale

Da Ada Negri a Malaparte una corrispondenza geniale

Milano, 8 marzo 1936 - XIV

Grazie del buon ricordo, caro Sironi. Ma come Vi è saltato in mente di chiamarmi «illustre e gentile Signora»? Roba da chiodi.

Vi stringo la mano, con l'antica cordiale amicizia, e Vi auguro di dipingere sempre meravigliosi quadri. Tanto, è inutile: non guariremo mai del nostro male: voi di dipingere, io di scriver versi.

Vostra devota

Ada Negri

222

Parigi, 27 novembre 1932

Sironi, mi rivolgo a lei come a un dio possente e buono con una grande preghiera: mi faccia dare un po' di muro da dipingere alla mostra d'arte decorativa.

Se può farmi questo favore non Le dico quanto Le sarei obbligato! Mi creda.

Cordialmente suo

M. Campigli

222

Rovereto, 11 dicembre 1952

Caro Sironi, oltre di stimare la tua arte ho sempre stimato anche il tuo severo ed altamente comprensivo carattere e perciò mi permetto di scriverti con sincera ed antica amicizia, pregandoti di comunicare una buona parola al signor Tosi nei miei confronti. Una tua amichevole telefonata sarebbe sufficiente.

Sto attraversando un momento difficile e Tosi non possiede nulla di me, mentre sono presente in molte altre importanti collezioni.

Ti so buono di cuore e conosci le mie immense peripezie d'America.

Quindi non dubito di una tua fraterna stretta di mano. Ti abbraccio e ringrazio anticipatamente.

Tuo

Fortunato Depero

222

Forte dei Marmi, Lucca

21 settembre 1954

Caro Sironi, mi è dispiaciuto che lei sia partito così all'improvviso, avrei voluto salutarla, dirle quanto piacere mi abbia fatto conoscerla, e conoscere in lei un uomo di animo così nobile, schietto, generoso, e buono. In un mondo di canaglie e d'imbecilli, è cosa rara incontrare un Mario Sironi. Non so quando verrò a Milano, e potrò rivederla. Ma spero presto. Mi son rimesso al lavoro, a tavolino, dopo mesi di vagabondaggio, e di lavoro seccante, come quello di curare la messa in scena di una commedia. Disgraziatamente, mi sono ammalato d'influenza, mi è venuta una lombaggine, e tutto ciò mi rende il lavoro molto faticoso. Pazienza. Ho imparato da lei a sopportare gli acciacchi, veri o immaginarii, con stoicismo. Arrivederci a presto, dunque, caro Sironi, e molti affettuosi saluti. Non so se lei abbia avuto piacere di conoscermi. Le dico soltanto che io sono molto diverso da come mi dipingono coloro che non mi conoscono, e che sono un amico fedele e un uomo fondamentalmente buono. Son riuscito a rimaner buono in questi tempi di tradimenti, di viltà, e di carognaggine, ed è già un bel fatto. Con molta affettuosa amicizia, il suo

222

4 aprile 1931

Quanto al mio lodare e biasimare (mi perdoni la parola troppo precisa) l'arte sua, mi pareva d'essermi anche nell'ultimo art. mio sul Corriere a proposito della Quadriennale, spiegato apertamente e in pubblico.

È che io stimo lei il più pittore dei così detti novatori (basta il modo (mito?) che ho intraveduto in una delle Sale della Farnesina nei giorni scorsi) e che non capisco perché ella faccia spreco di questa arte e di questa esperienza in forme per me talvolta rozze e ripugnanti, ella che è un disegnatore e, nel disegno, un costruttore tanto sicuro e architettato.

Ugo Ojetti

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