Con tutti i premi letterari che esistono in Italia, ne serviva uno nuovo? Certo, se è di lusso.
Di lusso, nuovo anche se è alla terza edizione (dopo una pausa di un paio di anni riparte con nuovi concept, giuria e spirito), di altissimo livello culturale come lo può garantire il direttore artistico Stefano Salis – sardo di nascita, intellettuale mediterraneo di rinascita – e internazionale nell’aspirazione, ecco che torna, completamente ripensato, il premio letterario Costa Smeralda.
Organizzato dal Consorzio Costa Smeralda, presentato oggi da Renzo Persico, Presidente dell’ente promotore e da Stefano Salis, anima dell’evento, il premio rilancia l’appuntamento con la grande cultura nella costa più high society della Sardegna.
E da dove si riparte? Da un premio Nobel, uno fra i più amati e meritati degli ultimi anni, lo scrittore turco Orhan Pamuk, autore di romanzi indimenticabili come Il museo dell’Innocenza e Istanbul, incoronato a Stoccolma nel 2006: a lui va il premio internazionale Costa Smeralda 2022. Lo scrittore sarà presente alla cerimonia finale sabato 28 maggio a Porto Cervo. Con lui anche Giuseppe Barbera, botanico-scrittore e professore di Colture Arboree all’Università di Palermo, che riceverà il Premio Cultura del Mediterraneo (attribuito a una personalità che si è distinta per la valorizzazione delle culture del nostro mare e dei popoli che lo abitano) e i finalisti della sezione Saggista e Narrativa (selezionati da una giuria di altissimo livello, fra i quali si distinguono l’insigne italianista Lina Bolzoni e lo scrittore Marcello Fois) fra i quali il 28 maggio saranno annunciati i supervincitori (in via eccezionale quest’edizione del premio ha incluso le opere uscite nei due anni della pandemia): per la Saggistica sono in gara Roberto Casati con “Oceano. Una navigazione filosofica” (Einaudi), Benedetta Craveri con “La contessa” (Adelphi) e Carlo Ossola con “Personaggi della Divina Commedia” (Marsilio); per la Narrativa invece Silvana La Spina con “L’uomo del Vicerè” (Neri Pozza), Michele Mari con “Le maestose rovine di Sferopoli” (Einaudi) e Lidia Ravera con “Avanti, Parla” (Bompiani, 2021).
A loro la gloria del premio più chic del panorama culturale italiano un’opera dello scultore Giuseppe Sanna, costituita da una pietra di forma naturale, in basalto, marmo, granito e trachite. “Espressione del legame con il territorio, simbolo di concretezza, solidità, capacità di resistere nel tempo, le pietre tipiche del paesaggio sardo e forgiate dalla natura, sono di espressione geologica differente, perché ogni autore è diverso dall’altro, unico e irripetibile.
Pietre unite da una base in cristallo che ricorda il colore della Costa Smeralda e il suo rinnovato appuntamento con la cultura contemporanea”, come ha ricordato Stefano Salis. Critico granitico, sardo di sangue, e di gusto letterario ricercato ed esclusivo. Come il premio che dirige.
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