Una geografia caratterizzata da profondi contrasti, una nazione galleggiante sulla placca terrestre, sottoposta a continui sussulti, a improvvise violenze vulcaniche. E un terzo dei 17 milioni di abitanti riunito nella capitale Santiago, dove si alternano caseggiati di legno a grattacieli che sembrano sfidare le vette innevate delle Ande. Il Cile è un Paese crogiolo di razze, nomi, volti: ispanici, europei, arabi e creoli, mentre nelle piovose latitudini del sud vivono gli indios Mapuche che respinsero l'avanzata degli Incas e poi combatterono contro i soldati spagnoli di Pedro di Valdivia. Ci chiediamo se la fragilità di questa terra, la diversità del clima e l'eterogeneità della sua gente non siano i fattori che hanno contribuito a creare la grande letteratura che il Cile vanta. E che il Salone del libro di Torino onora a partire da oggi. È un'ipotesi di lettura che cerca di capire le ragioni profonde della straordinaria fioritura di scrittori e poeti che non ha eguali in Sudamerica.
Quanto alla narrativa, i lettori italiani conoscono i bestsellers di José Donoso, Isabel Allende, Luis Sepúlveda, Francisco Coloane, Antonio Skármeta, e l'affabulazione letteraria di Roberto Bolaño, icona del racconto contemporaneo. Ugualmente note le opere di Jorge Edwards, Premio Cervantes presente a Torino, che ora pubblica Los círculos morados, primo episodio di una trilogia di tema familiare e cosmopolita. Nuove voci sono Hernán Rivera Letelier, autore del bel libro La bambina che raccontava i film (Mondadori), Alejandro Zambra, al Salone con il romanzo Modi di tornare a casa (Mondadori), grande affresco in cui domina un sentimento di sottile malinconia, reso vivo da un linguaggio essenziale, e ancora Roberto Ampuero, il padre dell'investigatore Cayetano Brulé; Román Díaz Eterovic con il romanzo L'oscura memoria delle armi e Diego Muñoz Valenzuela, autore di Fiori per un cyborg (entrambi usciti da Atmosfere Libri); Santiago Elordi, noto per i racconti La Caravana e Cartas a Dios desde un postríbulo; infine, Roberto Brodsky e Guillermo García, poeta ed editore, tutti presenti all'incontro torinese. L'elenco comprende anche le scrittrici Maria José Viera-Gallo e Lina Meruane, le quali scavano nell'interiorità femminile e denunciano una sorta di disincanto di fronte ai modelli della società moderna.
Occorre poi segnalare l'espressione della minoranza mapuche, riunita da Sebastián Queupul nel libro Poemas mapuches en castellano. Poesia orale, tesa al recupero della cultura indigena; parola che canta la natura e celebra le ritualità festive della comunità mapuche. A Torino è presente uno dei suoi maggiori interpreti, Elicura Chihuailaf, poeta, saggista e editorialista.
Fondamentale è il contributo della poesia cilena del primo Novecento che annovera rappresentanti di fama universale: Gabriela Mistral e Pablo Neruda, Gonzalo Rojas e Nicanor Parra, quest'ultimo quasi centenario, Pablo De Rokha e l'affascinante figura di Vicente Huidobro, teorico del movimento creazionista, protagonista dell'avanguardia spagnola, vissuto a Parigi a contatto con Hans Arp, Juan Gris e Pablo Picasso. Interessante è la nutrita schiera delle voci riunite nei gruppi generazionali degli anni '50, '60 (segnati dalla dittatura di Pinochet che costringe molti protagonisti al silenzio o all'emigrazione nelle università statunitensi ed europee), '70 e '80. Autori rappresentativi sono Enrique Lihn, Miguel Arteche, Juan Luis Martínez, Rodrigo Lira, Elvira Hernández e Gonzalo Millán, interprete di una scrittura «oggettiva», che denuncia la crisi dell'io carente di certezze. Possiamo continuare a citare altri nomi: Manuel Silva Acevedo, Guillermo García, Jorge Teillier, fautore di una poesia che auspica il processo di integrazione delle culture indigene, creole e isolane del sud. E ancora Teresa Calderón, Cecilia Vicuña, inventrice di un lessico composto di parole, frammenti e colori, tecnica che ricorda le opere dell'artista peruviano Jorge Eielson. Fra i tanti s'impongono i nomi di Óscar Hahn e Raul Zurita, rappresentanti di prestigio, a Torino insieme a varie autorità culturali ed editori del Paese: Alejandra Chacoff, Fernando Sáez e Vicente García-Huidobro, direttori e promotori di collane delle Fundación Pablo Neruda e Vicente Huidobro di Santiago.
Hahn è autore di importanti raccolte di versi di fattura classica, tra cui Esta rosa negra e Arte de morir, che guardano ai modelli spagnoli, seguendo un'esigenza di canto interiore da apporre alla violenza esterna, specie quella vissuta durante la dittatura militare; insomma una poesia che riflette dubbi e pone domande sul momento storico. Trattato di sortilegi, la sua prima antologia italiana, tradotta da Milton Fernández, è pubblicata da Rayuela di Milano. In cambio il giovane Raúl Zurita, con le sue opere Purgatorio, Anteparaíso e La vida nueva (dove è evidente il richiamo dantesco), mostra un approccio religioso alla crisi che colpisce il soggetto lirico e mette a nudo la precarietà del presente, a cui risponde evocando il mondo dell'infanzia con limpide immagini di una natura incontaminata.
Per concludere, possiamo dire che se prima la letteratura cilena guardava all'Europa, in particolare alla Francia, ora indaga dentro se stessa, scopre un nuovo linguaggio, vive una grande utopia che va alla ricerca di una propria identità.
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