Compasso d'oro, parla Predari: "Il futuro è nella cura ingegneristica"

Marco Predari, presidente, e Eugenio Pasta, fondatore e AD, sono una coppia difforme, curiosa e ironica: le doti migliori per sintonizzarsi

Compasso d'oro, parla Predari: "Il futuro è nella cura ingegneristica"

Sul tema «Sviluppo e Sostenibilità» 18 finalisti si sono aggiudicati il XXVI Compasso d’Oro ADI 2020, prestigioso premio di design nato nel 1954 da un’idea di Gio Ponti. Il premio, come sempre, porta con sé una scia di esperienze che stimola il desiderio di saperne di più, di andare nella fucina in cui è nata l’idea per coglierne i retroscena. Un desiderio che ci conduce da Universal Selecta vincitrice per la categoria «Design del Lavoro» con Chakra di Eugenio Pasta. Qui, come in un cannocchiale rovesciato, il mondo dei designers appare sgonfiato dalle velleità di titanismo. Ci ritroviamo in un «grado zero» per dirla alla Steiner, dove le cose più semplici diventano inusuali e migliori. Marco Predari, presidente, e Eugenio Pasta, fondatore e AD, sono una coppia difforme, curiosa e ironica: le doti migliori per sintonizzarsi.

Lavorate insieme da vent’anni?

«Era il 1994 – racconta Predari sotto stretto controllo del labrador Pasha - quando mi sono trovato a Shanghai a creare Palazzo Italia, allora Palazzo Lombardia. Un lavoro per un folle visionario. La Cina non era quella di oggi e le distanze erano infinite in tutti i sensi. Mi serviva un general contractor: fu Eugenio. Per più di un anno abbiamo condiviso tutto, anche la stessa camera d’albergo. Quattro anni dopo sono entrato nella sua azienda e sono ancora qui.»

Gli ingredienti per un prodotto di successo?

«È difficile che il designer abbia un occhio di riguardo per l’aspetto progettuale ed economico - interviene Pasta - non mi sono mai fregiato di essere un designer anche se tutta la produzione è disegnata da me, ho sempre sentito la necessità di fare cose che avessero un’utilità. Negli anni 90 siamo stati i primi a modificare le pareti mobili in vetro per ottenere un prezzo accessibile diventando un riferimento nel settore.»

C’è un momento del passato ancora attuale?

«Il gruppo di lavoro di Marco Zanuso - ricorda Predari - all’IBM di Segrate: la trasformazione dello spazio ufficio da unicellulare a open-space. Mangiavamo pane e design. Io possedevo una spiccata propensione per cercar guai e ho messo su una società di progettazione, Acropoli. Facevano render avanzati, una novità assoluta all’epoca, come la Bicocca di Vittorio Gregotti e disegnavamo prodotti, come Pitagora per Caimi. Oggi, nei nostri lavori al Campus Bicocca o alla Torre delle Generali di Zahi Hadid c’è un po’ di quel passato.»

Come nasce Chakra?

«Da un’idea di Eugenio nel 2016, - racconta Predari - è composto da tre moduli base assemblabili a piacere, che consentono di inventare uno spazio chiuso per fare rumore in un ambiente silenzioso o trovare pace in uno spazio affollato. Non necessita di ancoraggio ed è autonomo nel trattamento aria e nell’illuminazione.» «Volevo realizzare un sistema che potesse essere commercializzato come pro dotto finito - continua Pasta - pronto per essere montato come una scrivania, spedito in scatola di montaggio, personalizzabile e stoccabile.»

Contiene un po’ di nostalgia o un po’ di futuro?

«Il futuro è nella cura ingegneristica,

soprattutto nell’acustica ineccepibile e per questo collaboriamo con Viva Consulting di Ezio Rendina, la miglior azienda del settore. È un’isola di tranquillità, uno spazio ‘altro’ e in questo c’è molto del nostro passato.»

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