"John Doe si sta muovendo. Sono passate quasi quattro ore e mezza dall'ora della morte. Gli organi vitali sono stati estratti. Ma lui si muove: Ripeto: John Doe si sta muovendo". Inizia tutto così. Su un lettino dell'obitorio. Il cadavere, che Luis Acocella e la sua diener Charlene Rutkowski stanno vivisezionando, torna in vita. O meglio: si rialza e si mette in moto, pur non avendo più il cuore in corpo e il sangue che pompa nelle vene. Cammina a fatica ma punta i due medici legali per morderli e solo un colpo in testa lo farà nuovamente a terra. Esanime. A distanza di oltre cinquant'anni dal film culto La notte dei morti viventi (1968), George Romero ci fa ripiombare nel terrore con un libro, scritto a quattro mani con Daniel Kraus e edito in Italia da La Nave di Teseo. I morti viventi è un tomo di quasi settecento pagine che gettano il lettore in un incubo senza fine.
Romero aveva lavorato a questo romanzo per molti anni. La considerava una sorte di "espansione contemporanea" dell'universo horror che aveva creato nei suoi film. La morte, però, gli impedì di completare l'opera e portare a termine il proprio sogno. Sono stati i suoi eredi a consegnare il manoscritto a Kraus, autore di best seller come La forma dell'acqua e Trollhunters e grandissimo estimatore del regista americano, affinché lo concludesse. Lo ha fatto seguendo quello uno slogan che probabilmente era lo stesso sposato da Romero. "Continuate ad avere paura!". "A me piace pensare che George, il capellone radicale degli anni Sessanta, i cui ideali erano troppo inflessibili per gli schemi di Hollywood, usasse lo slogan come un sottile invito a evitare la compiacenza". Perché solo continuando a provare paura non ci lasceremo indurire il cuore. Quando il primo ottobre 1968 uscì nelle sale cinematografiche La notte dei morti viventi, un film costato poco più di 100mila dollari che ne fece incassare più di 5 milioni, è subito apparso chiaro che sarebbe diventata una pellicola di culto, sebbene facesse coraggiosamente a pezzi il mito americano in un momento in cui non era benché lontanamente pensabile farlo. Allora Hoollywood era un sistema ben oliato che, oltre a far soldi, serviva a creare consenso. Non che adesso sia diverso, ma era difficile trovare qualcuno che usciva da quei binari.
Romero lo ha fatto. E per questo le sue pellicole sono diventati immortali. Ai fan e anche ai neofiti non resta quindi che abbandonarsi nel romanzo pubblicato dalla Nave di Teseo per tuffarsi in un mondo di tenebre che non lascia respiro. Tutto inizia con un solo corpo a San Diego. John Doe, appunto. Un nome che nei documenti ufficiali indica un uomo di cui si ignora l'identità. Corrisponde all'italiano N.N. Non si sa cosa gli renda gli occhi vitrei e lo faccia tornare a muoversi. Ma non è l'unico. In un villaggio di case mobili, nel Missouri, un'adolescente cerca di difendersi da amici e parenti che la aggrediscono dopo essere tornati in vita. In uno studio televisivo l'unico giornalista sopravvissuto continua ad andare in onda senza sapere che là fuori c'è ancora qualcuno che lo sta ad ascoltare. Dovunque le persone sono in pericolo. E il pericolo ha il volto dei non-morti. Chi siano e cosa li abbia portati ad essere così nessuno lo sa.
Kraus incontrò Romero solo una volta. Era il 2006 e il regista era già molto malato. Lo accompagnò a comprare un pacchetto di sigarette prima di un appuntamento con i suoi fan. "Nello scrivere questo libro, quando ho rotto la nebbia e ho sentito di nuovo la meraviglia, la responsabilità e la gratitudine - racconta Kraus - mi è sembrato che fosse ancora il marzo del 2006 e che George, stanco ma deciso, percorresse faticosamente l'atrio, simile a una delle sue creature, diretto all'evento finale della giornata, e io fossi ancora lì ad accompagnarlo, a fargli da guardia del corpo.
Sono ancora deciso ad aiutarlo ad arrivare - conclude - solo che stavolta non ci fermeremo per le sigarette". Per capire quanta strada hanno fatto insieme, non vi resta che leggere I morti viventi. Ghoul.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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