Un canto della criminalità russa suona più o meno così. "Siamo tutti figli della stessa strada. Forse - continua - troppo presto abbiamo imparato a stare in piedi ed essere uomini. Se sei uno come noi, sei sempre il benvenuto - è l'avvertimento - ma se sei qui per dettare le tue regole, non ti offendere, ti faremo male". Nicolai Lilin lo riporta all'inizio del suo libro, Putin - L'ultimo zar (Piemme). E il senso di quei versi pervadono anche la sua visione (dura) di questo ultimo anno che ha stravolto le nostre vite. "Quando una situazione esce fuori dai propri binari, dilaga e invade altri binari, è molto difficile capirne il senso. Così è successo con il coronavirus". Sopra di lui, nel suo studio, tra i sui disegni per i tatuaggi c'è un'incona dorata: raffigura una Madonna che impugna due pistole. Il suo sguardo è severo e guarda i fedeli con fermezza.
Ci stiamo preparando ad affrontare la seconda ondata. Come è cambiata la nostra società?
"Io, da cittadino, non riesco a capire il senso dell'azione del governo...".
Cioè?
"Per me è complicato comprendere le misure del governo. Sono uno che paga le tasse e non capisco come vengano impiegate le risorse del nostro Paese per affrontare questa emergenza."
C'è il governo sul banco degli imputati?
"Lo critico per la mancata azione, il mancato approfondimento e soprattutto il mancato aiuto alla cittadinanza. Ho uno zio armatore che possiede un'azienda di trasporti marittimi a New York e che dallo Stato americano riceve un'enorme quantità di denaro. Denaro che poi va anche ai suoi dipendenti. In Italia non vengono fatti interventi di questo tipo. E questo mi preoccupa. Anche perché non paghiamo poche tasse..."
Dando molto, si aspetta molto... è corretto?
"Questa emergenza va affrontata aiutando economicamente le persone più penalizzate. Poi, se c'è la necessità di chiudere tutto, il governo deve far capire ai cittadini quali sono i pericoli e perché intende farlo."
Oltre all'aumento dei contagi, c'è un problema sanitario: non bastano i posti letto in terapia intensiva. Che altro di potrebbe fare?
"Diversi anni fa, a margine di una trasmissione di Michele Santoro durante la quale si parlava dell'acquisto degli F35, un politico di sinistra mi aveva confidato che aveva promosso la riduzione dei fondi al sistema sanitario perché lo reputava obsoleto, inutile e dannoso. Si era addirittura vantato di aver tolto al sistema sanitario nazionale una grande quantità di soldi. Oggi paghiamo gli effetti di una politica del genere. Ed è su questo che governo dovrebbe concentrarsi anziché varare restrizioni liberticide."
Perché lo fanno?
"Per loro è molto più facile privare le persone della libertà dicendo 'chiudiamo tutti in casa'. Così si pulsicono la coscienza. Ma non è così che si costruisce una società libera."
Il coronavirus ci ha fatto ricordare cos'è la paura?
"Lei mi parla di paura... io ho visto cinque conflitti..."
Cosa le fa paura?
"Ho paura solo per le mie figlie e per le persone che amo. Fisicamente non ho paura di niente... solo per le mie figlie."
Torniamo al coronavirus...
"È arrivato in un momento cui la società occidentale non vive più alcun tipo di esperienza estrema. Non ci sono più guerre. L'ultima genereazione che ne ha fatta una è quella dei vostri nonni. Non avete memorie così gravi."
In Russia è diverso?
"Ricordo bene quando la gente si ammazzava per strada. E ricordo quando a dodici anni sfilavo le armi dai cadaveri o bruciavo i carriarmati... queste cose le facevo durante la guerra civile del 1992. E non sono l'unico. È per questo che molte persone che arrivano dall'Est guardano diversamernte a certi eventi."
Il coronavirus non vi spaventa?
"Al limite si finisce in ospedale... e se ti va proprio male muori. Sicuramente non siamo persone che si agitano e vanno nel panico. Per questo mi è difficile capire certe affermazioni di politici che dipingono la situazione come apocalittica. Il problema oggi non è proprio la paura."
La paura?
"La paura è un meccanismo normale del nostro corpo, della nostra psiche, della nostra coscienza. Serve per difenderci dai pericoli del mondo esterno. Adesso, però, la paura è stata abilmente sfruttata e trasformata in terrore da chi vuole condizionarci.
Che differenza c'è?
"A differenza della paura il terrore è pericoloso perché è cieco. Il terrore è sempre affamato ed è distruttivo: non ti fa ragionare e non ti lascia spazio perché ti brucia l'animo. Oggi siamo terrorizzati dalle notizie e dalle azioni del nostro governo."
In situazioni normali il corpo di un morto viene tumulato. È anche una questione di rispetto. Cosa che la tradizione ordossa sente molto. Quando però ci siamo ritrovati in lockdown, i cadaveri hanno iniziati ad essere cremati. È cambiato qualcosa nel nostro rapporto con la morte?
"È cambiato il nostro rapporto con tutto proprio a causa del terrore che ci hanno fatto provare dinnazi a questa emergenza."
In che senso?
"L'emergenza è stata gestita in modo sbagliato soprattutto dal punto di vista etico. Non ricordo altre situazioni in cui il terrore sia stato diffuso in modo così ampio. In tv vediamo politici esprimersi in modo sguaiato contro gli stessi cittadini che li mantengono. In una democrazia non dovrebbero pronunciare parole che generano panico e che offendono. In una situazione del genere come fai ad osservare la normalità di certi processi? È impossibile: tutto diventa selvaggio, tutto è permesso. È normale chiudere le persone nelle case ed è normale fare le multe. Un governo serio avrebbe piuttosto azzerato le tasse. No, loro fanno le multe... e tutto questo è giocare sul terrore."
Ha mai visto il terrore in faccia?
"Quando ho fatto il servizio militare nelle squadre di sabotaggio e catturavo i terroristi islamici, adottavamo una pratica di preparazione agli interrogatori che mi ha sempre turbato."
Cosa gli facevate?
"Prima di tutto gli toglievamo i pantaloni e le mutande. Poi con le sue calze faceva una sorta di tappo chee gli infilavamo in bocca."
Perché lo facevate?
"All'inizio non riuscivo a capirne il senso. Poi lo ho chiesto al nostro capitano."
Cosa le ha detto?
"Mi ha spiegato che questa pratica era stato studiata da alcuni psicologi e che serviva a privare il prigioniero della propria dignità e, quindi, azzerarlo. Così, quando lo portavamo davanti a chi lo avrebbe interrogato, il terrorista si metteva subito a parlare. Non bisognava più far tanta fatica a cavargli fuori le informazioni. Certe tecniche usate oggi da alcuni governi occidentali, mi ricordano proprio quella dinamica lì: azzeramento dell'umano, privazione della nostra parte più intima. Con questo ultimo decreto hanno addirittura deciso dome dobbiamo comportarci in casa nostra..."
Questo perché il focolare domestico è stato dipinto come un pericoloso focolaio e i famigliari come untori, cioè i portatori del male. Così non si rischia di scardinare il luogo sicuro per antonomasia: la famiglia?
"La famiglia è sotto l'attacco di un certo sistema che vuole costruire la società sull'individualismo.
Con tutto il rispetto per gli altri grandi nuclei, che compongono la società moderna, la famiglia rimane l'unica base dove l'umano nasce, cresce ed entra a far parte della società. Per questo, quando la famiglia viene colpita, si arreca un danno a tutta la società. In questo momento, anziché dividerci, dovremmo unirci e farci forza."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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