Ecco gli scritti inediti (e i processi) del «maledetto» Evola

Ecco gli scritti inediti (e i processi) del «maledetto» Evola

N onostante siano passati più di quarant'anni dalla sua morte, il nome di Julius Evola (1898-1974) continua a suscitare aspre polemiche, come dimostra la recente levata di scudi contro il convegno organizzato a Roma poco più di un mese fa dalla Fondazione Evola, a cui hanno partecipato accademici di chiara fama che sono stati, per questo, stigmatizzati da una cordata di ricercatori e docenti universitari, pronti a reagire contro il pensatore «fascista, razzista e ovviamente antisemita», per il quale non vale il dogma, per tutti gli altri intoccabile, del libero pensiero.

Con lo stemperarsi delle passioni politiche, sembrava che, dalla fatwa lanciata nel 1979 dal Furio Jesi nel saggio Cultura di destra , dove i libri di Evola venivano definiti «ripugnanti», il clima fosse cambiato, e a Evola venisse riconosciuto il posto che gli spetta nella cultura italiana del Novecento. Esponente di spicco del dadaismo, filosofo dell'individuo assoluto stimato da Benedetto Croce, ricognitore delle religioni orientali apprezzato da Mircea Eliade, teorico dell'alchimia citato da C.G. Jung, e molto altro ancora, Evola può piacere o meno, e le sue idee si possono condividere o rifiutare, ma liquidarlo come intoccabile è insensato. Pubblicato in gioventù da editori come Hoepli, Bocca e Laterza, e nel dopoguerra fiore all'occhiello di Scheiwiller, per passare, in anni recenti alle Edizioni Mediterranee con una eccellente edizione critica delle opere principali curata da Gianfranco de Turris, l'autore di Rivolta contro il mondo moderno (1934) ha incuriosito anche editori come Giulio Einaudi e Roberto Calasso. Ad aggiungere un passo ulteriore verso la «decontaminazione», ecco ora la pubblicazione di una sua raccolta di scritti presso un editore come Mimesis, sigla editoriale storicamente di sinistra; parliamo di Julius Evola, Il rientro in Italia. Scritti 1948-1951 , a cura di Marco Iacona. Sono quasi trecento pagine, di cui circa un terzo è occupato da una puntigliosa introduzione del curatore, apprezzato studioso di Evola, che sembra essersi un po' disamorato del soggetto dei suoi studi. Se solo pochi anni fa, infatti temeva di «non essere stato all'altezza del messaggio evoliano», come scriveva nel suo volume, intitolato Il Maestro della Tradizione , (Controcorrente, 2008), oggi schernisce «gli incensatori» e declassa Evola da Barone a baro. Polemiche a parte, tanto l'antologia di scritti quanto il saggio di Iacona danno un importante contributo alla conoscenza del periodo forse meno noto della vita del pensatore di origini siciliane, che dopo le ferite riportate a Vienna nel marzo 1945, durante un bombardamento alleato, è obbligato a un lungo soggiorno ospedaliero prima di tornare in Italia. Iacona ricostruisce le vicende biografiche svelando molti retroscena sulla genesi di opere diventate famose come Orientamenti e ricostruendo i legami di amicizia con importanti autori come Guénon, Scaligero, Spann, Eliade e molti altri.

Nella parte antologica, invece, sono raccolti e pubblicati, in alcuni casi per la prima volta, le recensioni e gli articoli scritti da Evola tra il 1949 e il 1954, più l'importante documentazione relativa al Processo contro i FAR, compresi i verbali di interrogatorio e la sentenza, che alla fine vide il reato di apologia del fascismo «estinto a seguito di amnistia».

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