Il professor Dario Antiseri ha formato con Giovanni Reale il «duo» più noto della filosofia italiana. Sul loro manuale hanno studiato centinaia di migliaia di studenti. E non solo in Italia, è stato tradotto in moltissime lingue, compreso il russo e il cinese. Così Antiseri ricorda la loro collaborazione durata più di trent'anni.
Professor Antiseri come ha conosciuto Giovanni Reale?
«La nostra collaborazione è iniziata nel 1978, venimmo chiamati da Francesco Brunelli a scrivere un manuale di filosofia in tre volumi... Uscì nel 1983. Ed ebbe grande fortuna. Il nostro sforzo nello scriverlo è stato soprattutto quello di cercare l'oggettività. Una delle giornate più emozionanti sia per me sia per Reale è stato quello in cui l'università di Mosca ci ha dato la laurea honoris causa, soprattutto grazie a quel libro».
Com'era lavorare con Reale?
«Mi sono trovato benissimo. Il nostro punto maggiore di contatto era la consapevolezza della fallibilità delle conoscenza umana, e poi nell'essere entrambi cristiani. Ma la cosa che funzionava meglio era... il nostro disaccordo su altri temi. Abbiamo anche pubblicato un libro per Cortina, Quale ragione , in cui abbiamo discusso di tutto, dalla scienza alla metafisica. Siamo sempre stati entrambe convinti, sulle orme di Alfred North Whitehead, che uno scontro di idee non è un dramma ma un'opportunità».
E il vostro rapporto umano?
«Era un maestro, il suo rigore filologico era incredibile. Aveva una passione assoluta per la filosofia, e soprattutto è stato capace di creare una scuola: ha dato moltissimo ai suoi allievi. È stato una figura esemplare. E un cristiano coerente».
Stavate lavorando assieme anche a un nuovo libro?
«Lo abbiamo finito un mesetto fa. Si chiama Cento anni di filosofia , copre l'arco di tempo che va da Nietzsche ai nostri giorni. Sarà in libreria per gennaio».
Qual era il vostro metodo di lavoro? Non è semplice scrivere a quattro mani.
«Abbiamo sempre lavorato basandoci su un metodo preciso. I filosofi affrontano problemi. Noi abbiamo sempre lavorato sui loro testi partendo dalla domanda: che problemi affronta questo pensatore?. Li isolavamo, vedendo come gli altri pensatori reagivano alle risposte. Abbiamo cercato l'oggettività scientifica... senza giudicare i filosofi».
La vostra scelta di essere dei divulgatori è stata molto netta...
«C'è divulgazione e divulgazione. La nostra è radicata nelle fonti. Non giudicare ma fornire strumenti di comprensione è stata la nostra forza».
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