Frank Miller, contro l'islam con furore

L’autore di "300" firma un fumetto scorrettissimo. Dove la differenza tra Bene e Male èsenza chiaroscuri

Frank Miller, contro  l'islam con furore

Frank Miller, prima di realizzare Sacro Terrore (Bao Publishing, euro 19), deve essersi seduto al tavolo da disegno con un’idea fissa in testa: come posso realizzare una graphic novel che faccia saltare i nervi agli opinionisti perbene e possibilmente infuriare mezzo mondo?

Dopo di che ha congegnato un brutale romanzo a fumetti ambientato a Empire City, immaginaria capitale dell’Occidente attaccata dai fondamentalisti islamici. Le prime due pagine sono occupate solo da una frase attribuita a Maometto: «Se incontri l’infedele, uccidilo». L’ultima da una rispettosa dedica al regista olandese Theo Van Gogh, assassinato nel 2004 da un fanatico musulmano a causa del film Submission sulla grave condizione della donna nella cultura islamica. In mezzo c’è un campionario di immagini e prese di posizione che sembrano fatte apposta per attirare sull’autore le accuse di razzismo e fascismo.
Frank Miller non è uno sprovveduto, essendo stato autore in passato di capolavori acclamati a destra e sinistra quali Ronin, Sin City, 300 e Batman Year One. Quindi l’operazione, così esagerata da sembrare a tratti un’autoparodia, è consapevole. Volendo, i critici di Miller hanno abbondanza di materiale col quale lapidarlo: il fumetto inneggia all’Occidente, e fin qui tutto bene; accetta la tortura e la sospensione della legalità al fine di preservare la sicurezza; tratta Obama (molto simile a una scimmia in almeno una tavola) come un alleato di fatto dei peggiori dittatori del pianeta; ritrae la comunità musulmana d’America come fiancheggiatrice dei terroristi; considera i Paesi arabi come un angolo di arretratezza in un mondo moderno; esalta il ruolo di Israele e innalza un monumento al Mossad. Il tutto è espresso con una franchezza alla quale decenni di politicamente corretto ci hanno disabituato.

La trama è di una semplicità assoluta, e sembra richiamare le storie di propaganda a uso e consumo dei militari. Kamikaze, teste mozzate, donne lapidate, missili Stinger, aerei dirottati sulla statua della giustizia. Questo è lo scenario di guerra in cui è calata Empire City, presa di mira da Al Qaeda. Una adolescente suicida, Amina, dà il via alle danze, seducendo un ragazzino in un locale e bevendo un sorso di birra, il suo primo: «Dove sono nata io non usiamo l’alcol». «E dove sarebbe, il Medioevo?». «Forse il futuro, vedremo». Segue l’esplosione, che fa strage di giovani. A questo punto, mentre mezza città salta in aria, intervengono due singolari giustizieri, The Fixer e la Gatta (in origine dovevano essere Batman e Robin ma la Dc Comics si è sfilata dall’impresa).
I supereroi danno ai fondamentalisti ciò che vogliono (la morte e il sacrificio) salvando le vittime innocenti. Per raggiungere l’obiettivo non disdegnano la tortura: i «Mohamed» (tutti gli islamici, secondo Frank Miller, si chiamano come il profeta) devono rendere piena confessione. Di mezzo ci sono anche poliziotti corrotti e politici cattivi, in testa ai quali si collocano Obama e Hillary Clinton. The Fixer e la Gatta hanno un alleato: David, ex spia del Mossad, con la faccia tatuata da un enorme stella, appunto, di Davide. Insieme, per vendetta, progettano di distruggere la moschea di Empire City con un cannone laser orbitale. Ma l’operazione «Sacro terrore» di Al Qaeda è appena iniziata e riserva ancora molte sorprese.

Alla violenza dobbiamo rispondere con la violenza, dice Frank Miller. Perché siamo dalla parte della ragione, contrariamente al nostro nemico.

Semplicistico, come è parso ai detrattori? Senz’altro. Però Frank Miller, tra i pochi conservatori in un mondo di progressisti, ha almeno un pregio: non si nasconde dietro a un dito e non ha paura di essere messo al bando.

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