Quel Goethe inventato dai moralisti

M eno letto di altri capolavori di Goethe (il Werther ed il Faust ), Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister è una delle opere fondamentali della letteratura europea e mondiale. È per antonomasia il «romanzo di formazione», giacché narra l'iniziazione alle responsabilità della vita adulta di un giovane prima sedotto dalle glorie del teatro. Nel 1909, quasi un secolo dopo la morte dell'artista tedesco, un liceale svizzero trovò in una soffitta un manoscritto che sembrava contenere un primo abbozzo, decisamente più breve e scritto molti anni prima, proprio di quel romanzo. Venne pubblicato con il titolo La missione teatrale di Wilhelm Meister , ed ancora oggi lo possiamo trovare in libreria. Sparuti critici avanzarono qualche dubbio sull'autenticità del reperto, ma nessuno diede loro retta. Sulla questione torna oggi Vittorio Mathieu, illustre filosofo che ben conosce vita ed opere dell'autore tedesco. Il titolo del suo ultimo saggio, Una frode inaudita ai danni di Goethe (Marco Valerio editore, pagg. 94, euro 14), è già un programma. Perché la sua «ipotesi temeraria» è che La missione teatrale sia un falso , compilato anni dopo l'apparizione de Gli anni di apprendistato . Mathieu offre una serie impressionante di prove, soprattutto linguistiche ma rileva anche la presenza di palesi errori storici. Se il giallo letterario parrebbe risolto, rimane il dubbio sul movente: perché creare un finto Goethe? L'ipotesi di Mathieu è affascinante: il falso potrebbe esser stato prodotto nell'ambiente dei «pietisti» (luterani un po' eretici e con pretese mistiche) zurighesi frequentati in gioventù da Goethe.

Il motivo sarebbe banalmente bigotto, ovvero far sparire ogni riferimento nell'opera all'origine incestuosa ed empia di uno dei personaggi principali: Mignon, giovane androgina, in bilico fra il sesso maschile e femminile.

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