Negli acquitrini del fiume Lomba arranca un battaglione dell'esercito angolano, spinto dalla sete a forzare l'assedio dei guerriglieri di Jonas Savimbi. Nonostante i soldati siano a poche centinaia di metri, Almerigo si mette in ginocchio e inizia a filmare la scena. "Stia attento, senor" gli urla dietro il comandante della nostra scorta, ma ormai per Almerigo esistono solamente le immagini che sta riprendendo e che saranno mandate in onda dalle televisioni di mezzo mondo. Immagini crude di una mattanza africana che alle cinque di sera ha cosparso di sangue l'arena selvaggia della savana.
È così che ricordo Almerigo Grilz, l'amico e il collega ucciso nell'87 in Mozambico. Quella pallottola assassina che l'ha colpito, pur riuscendo a spegnere a trentaquattro anni la sua giovane vita, non ha potuto cancellare il solco lasciato da Almerigo dal punto di vista umano e professionale. In occasione del secondo anniversario della scomparsa del giornalista triestino, il Comitato intitolato a suo nome ha organizzato una mostra fotografica rimasta aperta dal 19 al 21 maggio presso la saletta comunale di piazza dell'Unità. Abbiamo scelto una trentina di immagini dell'Afghanistan, la Birmania, le Filippine, l'Etiopia e il Mozambico che richiamassero agli occhi del visitatore quelle realtà talvolta nascoste, dimenticate o celate di cui Almerigo è stato testimone. Una testimonianza sempre più lucida con il passare degli anni, con l'aumento delle prestigiose collaborazioni e con l'abbattimento di determinate barriere ideologiche.
Tutte le fotografie sono state commentate da alcune frasi tratte dai diari del giornalista, che riescono a trasportare l'immaginazione nei luoghi più remoti. "...La colonna si muove nella giungla, attraverso ponti sospesi, arrampicandosi su per le creste della catena montuosa che fa scudo all'area dei ribelli...": è così che Almerigo descrive un reportage in Birmania a fianco dei guerriglieri Karen, immortalati in un'immagine esotica sul passo delle Tre Pagode. Accanto alle fotografie sono stati esposti i brani più significativi dei diari del giornalista scomparso e gli articoli pubblicati da testate come Panorama, Liberation, Sunday Times, Europeo e altre ancora. Ad Almerigo bastava la fioca luce di una lampada a petrolio per scrivere i suoi appunti che non finiva mai di aggiornare con una precisione quasi maniacale. Talvolta numerava le pagine dell'agenda che usava come diario e creava addirittura un indice, con somma gioia dei colleghi che consultavano avidamente quella mole d'informazioni. Buttava giù gli articoli senza badar troppo alle fatiche della giornata: lo ricordo avvolto in una coperta per difendersi dal freddo dei monti afghani, intento a scrivere, mentre gli altri tentavano di prender sonno ben infilati nei sacchi a pelo.
Aveva abbandonato la faziosità, puntando tutto sulla correttezza professionale, come traspare dalle seguenti righe: "...sin dall'inizio la resistenza afghana è stata un mosaico di fronti privi di coordinamento tra loro. Ancor oggi le operazioni in molte province si sviluppano senza tener conto del quadro strategico generale. Per questo i reportage giornalistici tendono ad essere frammentari e imprecisi...".
Almerigo Grilz è conosciuto a Trieste anche per l'attività politica che ha svolto ed infine lasciato da parte, per dedicarsi esclusivamente alla professione di giornalista indipendente. Tutti ricorderanno la bravura con cui disegnava le caricature di Breznev, Berlinguer e Andreotti sui volantini del Fronte della Gioventù. Con la stessa bravura ha riprodotto dei frammenti di vita e di morte dalla boscaglia africana, dai deserti afghani o dalle giungle dell'estremo oriente. Parte di questo lavoro è stato esposto alla mostra organizzata dal Comitato Almerigo Grilz suscitando un vivo interesse.
Un discorso a parte va fatto per i filmati che sono sempre stati il fiore all'occhiello del collega scomparso. Nella saletta comunale dove è stato commemorato il giornalista triestino, un televisore trasmetteva vari spezzoni del materiale girato da Almerigo. Faceva impressione la drammaticità delle immagini raccolte in Mozambico, Birmania e Afghanistan, seguite da un'intervista a Grilz di Canale 5, nel quale venivano messe a nudo le paure di un reporter di guerra che registra le disgrazie degli altri nell'illusione di essere immune sul campo di battaglia, in quanto giornalista e testimone. Per trovare spazio nei grossi network americani e nelle più importanti televisioni europee, Almerigo doveva spingersi sempre più in là, realizzare servizi migliori delle altre troupe, essere sempre in prima linea. Così la gente può ancora assistere, comodamente seduta in poltrona, alla triste realtà della guerra, ma per questo motivo 36 giornalisti oltre ad Almerigo, sono morti o scomparsi nei punti caldi del mondo nel corso dell'87.
Durante l'invasione israeliana del Libano nell'82, Grilz stava filmando uno dei tanti scontri a fuoco nel centro di Beirut, quando un palo di ferro a pochi centimetri da lui è stato traforato da una sventagliata di mitragliatrice. Evidentemente il destino lo stava aspettando a Caia, un viallaggio nel Mozambico all'alba del 19 maggio 1987. Michael Cecil era il suo compagno di viaggio, che così ha descritto per il Sunday Times la fine di Almerigo: "Grilz si trovava qualche centinaio di metri sulla mia sinistra, il volume di fuoco era intenso.
Qualche momento dopo, sei uomini correvano verso di me trasportando un corpo..."È morto" disse uno di loro. Grilz era stato colpito da una pallottola alla nuca...".Da quel giorno Almerigo ci ha lasciato, ma sono sicuro che chi lo conosceva, ha saputo farlo rivivere nel proprio cuore.
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