"L’identità di genere, come bene-interesse da presidiare con la sanzione penale, è parte di un disegno antropologico più ampio, che ruota attorno a una nuova norma fondamentale: l’autodeterminazione assoluta, il nuovo ubi consistam della dignità". L'ex sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, che oggi ricopre l'incarico di vicepresidente del Centro Studi Rosario Livatino, sembra convinto che la dibattuta questione dell'omofobia - il dibattito sul Ddl Zan - non possa essere relegata alla semplice cronaca odierna. E la legge, come spesso capita, è solo uno strumento.
Il percorso del Ddl Zan, che per il libro curato da Mantovano sembra essere soprattutto ideologico, parte da lontano, mentre il fine non riguarderebbe soltanto aspetti giuridici, ma anche, se non soprattutto, un complesso disegno culturale. Le tesi della contrarietà al provvedimento legislativo in discussione sono contenute - come il virgolettato sopracitato - , oltre che sosenute tramite argomentazioni certosine che analizzano ogni sfaccettatura della Zan, in Legge omofobia perché non va. La proposta Zan esaminata articolo per articolo, libro edito da Cantagalli, che presenta più contenuti. Al testo hanno contribuito Domenico Airoma, Daniela Bianchini, Francesco Cavallo, Francesco Farri, Carmelo Leotta, Alfredo Mantovano, Roberto Respinti, Mauro Ronco, Angelo Salvi e Aldo Rocco Vitale.
L'iter della legge è in corso. In questi giorni, il Ddl Zan ha occupato di nuovo le cronache pure per le prese di posizione di Fedez e di altri personaggi dello spettacolo. Il motivo del contendere oggi è la calendarizzazione. La maggioranza politica odierna deve affrontare altre priorità, ma le forze progressiste, che comunque fanno parte del governo presieduto da Mario Draghi, si dicono convinte della necessità di una legge che punisca l'omofobia.
Nel testo curato da Mantonavo che è composto da 256 pagine vengono presentati una serie di esempi. Problemi che potrebbero riguardare la sfera delle opinioni personali. Alcuni riguardano pure i presunti rischi che correrrebbe la libertà d'insegnamento: "Si pensi alla situazione difficile in cui potrebbe trovarsi un insegnante di filosofia o di religione o di scienze nell’affrontare tematiche legate alla sessualità, trattando della differenza biologica tra uomo e donna: potrebbe essere denunciato e sottoposto a un procedimento penale per aver manifestato pensieri discriminatori secondo il dise- gno tracciato dal t.u. Zan, soprattutto per via dell’indetermina- tezza delle fattispecie di reato ivi previste". In fin dei conti il quesito essenziale è questo: la libertà, con la Zan, viene tutelata o messa in discussione?
Insomma, per i contrari l'approvazione della Zan farebbe parte del cammino lungo il "pendio scivoloso" di ratzingeriana memoria. Lo stesso che rischierebbe di minare le basi identitarie (quelle di buon senso) della cultura occidentale, e gli effetti pratici non sarebbero pochi. Qualcuno - come spiegato da Mantovano stesso in questa intervista - è preoccupato pure per la "propaganda gender". Molte realtà cattoliche e pro life segnalano da anni la proliferazione di campagne nelle scuole tese a sdoganare la cosiddetta "ideologia gender", sulla quale si è espresso in più circostanze anche papa Francesco. Il pontefice argentino, qualche tempo fa, ha specificato che suddetta teoria è contraria al "progetto di Dio". Le scuole sono uno dei campi di battaglia della contemporaneità ideologico-dottrinale.
Nel libro, che si interroga isoprattutto sul terreno giuridico-economico, oltre che bioetico, viene messa in evidenza la mancanza di una "copertura finanziaria" e viene segnalato come le competenze dell'Unar siano destinate ad essere ampliate. La sensazione è che se la maggioranza fosse rimasta giallorossa, adesso la Zan sarebbe già una realtà. Nell'opera curata dall'ex sottosegretario Mantovano in ogni caso si parla di "strumenti giuridici non necessari", tenendo in forte considerazione casistica e sentenze del sistema statunitense. Del resto l'omofobia è già puntia, come ci ha spiegato dal curatore del libro a IlGiornale.it qualche settimana fa: "Come la cronaca puntualmente informa, ogni qual volta vi sia una offesa a una persona perché omosessuale, con le norme attualmente in vigore la reazione è immediata, giungendo da subito ad applicare al presunto responsabile la custodia cautelare, in presenza dei presupposti di fatto...". E in parole povere la Zan sarebbe un plus senza troppe ragioni d'esistere ai fini del nostro sistema giuridico.
Tra le conclusioni, una delle più interessanti riguarda ancora la libertà: "Chi sostiene la necessità di SOGI laws, ma al tempo stesso afferma preoccupazione per le libertà, promuove un modello noto come Fairness for All, equità per tutti.
L’espressione è stata usata dai proponenti a proposito della legge adottata nella primavera del 2015 nello Utah, lo Utah Compromise, che ha introdotto normative antidiscriminazione basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, prevedendo nel contempo determinate esenzioni e protezioni per la libertà religiosa". Ma il compromesso, come scoprirà chi leggerà il libro, viene percepito non solo come "impossibile" ma pure come "ingiusto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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